«Noi vogliamo che la Regione si esponga e dica qiale modello di sviluppo abbia in mente per la Sicilia, perché dal basso i cittadini le idee ce le hanno chiare». Il commento a caldo, anche in senso letterale considerate le temperature, è di Marilena Miceli, la prima cittadina di Canicattini Bagni, dove questa mattina è andata in scena la prima mobilitazione contro il progetto del megaimpianto fotovoltaico presentato da un’azienda privata – la Lindo srl – agli uffici regionali che, nelle settimane scorse, hanno dato il via libera dal punto di vista della valutazione ambientale. Il problema però per molti è anche di altro tipo: non si può sacrificare il territorio in nome delle rinnovabili. O meglio: esistono valide alternative. «Abbiamo preso parte alla manifestazione non perché siamo contro le tecnologie green – dichiara a MeridioNews Paolo Tuttoilmondo di Legambiente – ma perché contestiamo il modo di procedere nella pianificazione. Gli impianti fotovoltaici dovrebbero trovare spazio nelle aree industriale o nelle cave dismesse, non sottrarre terre a ridosso dei centri abitati, sconvolgendo di fatto paesaggi e storia dei territori».
A rispondere all’appello degli organizzatori sono stati oltre ai rappresentanti istituzionali dei Comuni di Canicattini Bagni, Buscemi, Palazzolo Acreide, Siracusa e Noto, anche le associazioni Legambiente, Slow Food, Arci, Rete territoriale dei comitati siciliani, Natura Sicula, il comitato Stop veleni, l’ente Fausana Siciliana e gli scout. Quello delle possibili speculazioni imprenditoriali nel settore delle rinnovabili è un tema che già da qualche tempo è finito al centro dell’attenzione di chi teme che la disponibilità dei proprietari a cedere terreni, a prezzi invitanti e in un periodo in cui scegliere di coltivare è più che una scommessa, potrebbe portare conseguenze negative a medio e lungo termine. «Il principale problema – spiega la sindaca Miceli – è che al momento la normativa regionale soffre di un vulnus per quanto riguarda la pianificazione degli impianti. Ci sono delle indicazioni di massima sulle aree da preferire, ma per il resto i paletti sono pochi. Per questo chiediamo alla politica regionale di intervenire e di farlo presto».
Il riferimento va alla mancanza nel piano energetico dell’individuazione delle aree non idonee al fotovoltaico. Per l’eolico – un settore che negli anni Duemila è stato oggetto di speculazioni di vario tipo, attirando interessi anche della criminalità organizzata – il decreto con cui sono state limitate le zone in cui è possibile pensare di installare le pale è stato esitato qualche anno fa, al termine del governo Crocetta, nel campo dei pannelli solari al momento la strada è libera a chiunque riesca a dimostrare di avere titolo, anche sotto forma di diritto di opzione, sui terreni. E così capita che ci a presentare i progetti – nel 2020 ne è arrivato alla Regione in media uno ogni due giorni – siano anche imprese neocostituite con capitali di poche centinaia di euro. Nel caso di Canicattini Bagni, il progetto prevede la copertura di un’area ampia più di cento ettari. Anche se i proponenti si sono impegnati a riqualificare, come contrappeso, circa 30 ettari di aree naturalistiche. «Il nostro impegno a difesa del territorio in ogni caso andrà avanti, non abbiamo intenzione di indietreggiare», assicura la prima cittadina di Canicattini Bagni.
(Fotografie di Daniele Valvo)
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