Gatti e cani avvelenati in città e non solo. Un fenomeno diffuso, che interessa tutta la provincia. In particolare ultimamente diversi casi si sono verificati in via Mascagni (zona Notarbartolo) e in via Antonino Agostino, nel quartiere Zisa. A denunciarlo anche il presidente dell’VIII circoscrizione Maurizio Alesi che rilancia quanto più volte segnalato dall’associazione animalista Aidaa. «Palermo è una città poco preparata al rispetto degli animali, e in particolar modo dei randagi – scrive l’associazione animalista sui Facebook – vuoi perché non conoscono le leggi che tutelano i diritti di questi sfortunati animali, vuoi perché la cattiveria dell’uomo sfoga i bassi istinti su queste creature indifese».
Per capire i motivi che spingono i cittadini a compiere atti simili si fa riferimento al diffondersi del randagismo. «Per molti è una soluzione per arginare il fenomeno – afferma l’animalista della Lida Salvatore Libero Barone – ovviamente non c’è nessuna giustificazione per questi atti estremi, folli e criminali. Sono dei reati anche se la gente se ne dimentica». Un gesto che potrebbe essere anche nocivo per l’uomo, soprattutto per i bambini. «Per i casi di avvelenamento – precisa Barone – ci sarebbe da seguire una procedura per legge, ma molto spesso non viene seguita».
Non sempre chi dà da mangiare ai randagi viene accolto a braccia aperte dagli abitanti del quartiere. Un caso recente è stato segnalato, sempre all’Aidaa, «da una gattara di via Antonello da Messina che subisce continuamente aggressioni verbali da parte della gente del quartiere Sampolo e in particolar modo da un tizio che prende a calci il cibo e l’acqua che lei mette per i gatti». Anche nelle zone dove è stata segnalata la presenza del veleno ci sono delle persone che quotidianamente si prendono cura degli animali: «Sotto casa mia – racconta una residente di via Mascagni – spesso una ragazza viene a portare da mangiare ai gatti che vivono qui. Loro la aspettano e lei li accarezza e lascia sempre tutto pulito». La donna allo stesso tempo dice di non avere mai visto nessuno lasciare del veleno per animali.
«Se la polizia municipale non è in grado di contrastare il fenomeno – tuona Alesi – occorre mobilitare le forze dell’ordine perché uccidere gli animali, oltre a essere un atto immorale, è anche un reato». Spesso poi, nonostante le segnalazioni «il Comune non interviene – aggiunge Barone – da parte delle istituzioni c’è una rinuncia al controllo del territorio soprattutto durante le ore serali, notturne o nei fine settimana».
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