Una «straordinaria riforma della politica» per estirpare la corruzione dilagante, contro l’astensionismo e la disaffezione verso le istituzioni. Per il leader della Cgil Susanna Camusso, oggi in visita a Palermo in occasione di un convegno organizzato dalla Cgil Sicilia, è questa la ricetta per arginare il pericolo di un allontanamento dei cittadini dal normale processo democratico. Un pericolo alimentato, da un lato, dalla dilagante corruzione e malaffare che ormai investono il Paese a tutti i livelli, come dimostrano le ultime inchieste legate a Mafia Capitale o quelle che recentemente hanno acceso i riflettori sull’Ars, dopo l’arresto di due deputati regionali per voto di scambio.
Per il leader nazionale della Cgil «occorrerebbe una straordinaria riforma della politica altrimenti l’astensione continuerà ad aumentare» e l’antipolitica deve le sue radici proprio a questo. «C’è un livello di collusione e corruzione molto pesante – ha sottolineato – sul versante politico ma anche su quello delle imprese». Sebbene la legge anticorruzione sia un tassello importante, perché ha introdotto modifiche che nell’ultima stagione sembravano impossibili, non è sufficiente, ma deve «cambiare tutto l’ordinamento». A partire dal codice degli appalti perché «il massimo ribasso è un canale di corruzione e se non si elimina continuerà a esser l’occasione per farlo». Il vero punto di svolta per la Camusso è comunque un «contrasto serio, effettivo all’evasione fiscale».
Il malcostume tipicamente italiano della mazzetta ha prodotto danni incalcolabili, che oggi si riflettono anche nelle urne, come si è visto nell’ultima tornata elettorale. «I cittadini – ha detto – non trovano una corrispondenza nell’offerta politica rispetto ai problemi che vivono», anche per colpa di un uso che è stato fatto da molti dell’antipolitica come «una condizione di distanza dalla possibilità di partecipare». Ma l’affondo della leader della Cgil va oltre e coinvolge anche i leader dei partiti, non solo di quelli all’opposizione, puntando il dito contro «l’affermazione sistematica degli uomini soli al comando per cui la rappresentanza non serve, anche questo è un tema che allontana dalla politica. Credo che questo sia il vulnus più grave di questa stagione – ha ribadito -, perché la minore partecipazione è sempre un allentamento dei processi democratici e dei diritti conquistati con la liberazione».
Ma nel corso della mattinata si è parlato anche del Mezzogiorno e delle soluzioni economiche e politiche per rilanciare le regioni più colpite dalla crisi, come la Sicilia, che stentano ancora a ripartire. Il divario tra Nord e Sud è una tendenza «che rischia di riallargarsi durante questa ripresa e rischia di colpire maggiormente i giovani». Per questo motivo non è possibile aspettare solo fondi dei privati, ma bisogna costruire una politica di investimenti che «intervenga sulla disoccupazione di lunga durata che è il grande tema del Mezzogiorno».
Secondo la leader della Cgil, che non risparmia attacchi al Governo centrale, è evidente che il Mezzogiorno non sia nelle corde di questo esecutivo «perché vorrebbe dire affrontare concretamente quali sono gli investimenti da mettere in campo per rimettere in moto l’economia». Camusso, infine, stronca Renzi anche sulla scuola per una riforma che è solo «un restyling di cattivo gusto dell’esistente. Non c’è un’idea e le future generazioni hanno bisogno di un obbligo scolastico più lungo e non più breve e occorrono anche nuove risorse».
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