È arrivato dopo un lungo tira e molla il decreto dell’assessorato regionale alle Attività produttive che assegna la ripartizione dei seggi per la nuova super Camera di commercio di Catania. Il nuovo ente che ingloberà oltre a quella etnea anche le articolazioni provinciali di Ragusa e Siracusa. Un assembramento voluto dal ministero dello Sviluppo economico con un decreto risalente al 25 settembre 2015, periodo in cui il dicastero era guidato dalla ministra Federica Guidi. Gli enti passeranno dagli attuali nove a tre Camere sovraprovinciali. Dalla fine dello scorso anno a oggi sono stati mesi di polemiche, inchieste giudiziarie e ricorsi che con ogni probabilità non si placheranno nemmeno con il documento vidimato dall’assessora Mariella Lo Bello.
Il decreto 1854 traccia la prima vera mappa del nuovo consiglio camerale della Sicilia orientale che sarà composto da 33 consiglieri espressione di svariati settori datoriali. Dall’agricoltura, alla pesca passando per il commercio, l’industria e l’artigianato, solo per citarne alcuni. A spuntarla, almeno per il momento, sembrerebbe il gruppo capeggiato da Confcommercio Sicilia guidato dall’imprenditore Pietro Agen. Sul fronte opposto Confindustria e il gruppo dell’aretuseo Ivan Lo Bello. Prima dell’insediamento ci vorrà tuttavia ancora del tempo con la possibilità, entro 60 giorni, di eventuali ricorsi al tribunale amministrativo regionale. «Prevale la nostra maggioranza così come avvenuto in passato – commenta a MeridioNews il presidente di Confcommercio Catania Riccardo Galimberti – ma non c’è nessun proclamo di vittoria, questi anni di battaglie sono in realtà una sconfitta».
Lo scontro tra i due gruppi e le rispettive compagini è già finito davanti ai giudici. Al centro di tutto ci sono le presunte iscrizioni fantasma alle varie associazioni datoriali. Utili per indicare il grado di rappresentatività nell’assegnazione dei seggi all’interno del consiglio camerale. Nell‘inchiesta per abuso d’ufficio della procura di Catania sono finiti nel registro degli indagati il commissario ad acta di Catania Alfio Pagliaro e alcuni responsabili di associazioni che avrebbero iscritto al loro gruppo aziende ignare per fare crescere il proprio peso elettorale nei consigli dei futuri enti. Una guerra di potere legata soprattutto al ruolo che l’ente avrà nell’aeroporto di Catania, che non ha fatto rima con programmazione: «Non si è mai discusso sul ruolo che la nuova Camera doveva avere per lo sviluppo del territorio – continua Galimberti -, adesso bisogna ricostruire un serio rapporto con il mondo politico».
Nonostante la strada dell’accorpamento sembri ormai tracciata – e al netto dei quasi certi ricorsi -, l’ultimo scossone è arrivato da Siracusa con l’ente camerale guidato dal commissario Ivan Lo Bello. Il consiglio nei giorni scorsi ha deciso a sorpresa di dire no all’accorpamento lamentando una prospettiva di subalternità a Catania. «Si tratta di una follia – commenta il presidente di Confcommercio Catania – hanno impiegato un intero anno per dare il consenso all’unione e adesso, dopo avere capito di essere minoritari, hanno deciso di non giocare più. Si tratta di una situazione deprimente». L’idea dei dissidenti sarebbe quelli di unirsi soltanto con la Camera di commercio di Ragusa. Una storia legata a potere e territori che ancora vede la parola fine come un miraggio.
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