PROVIAMO A RACCONTARE PERCHE’ L’ITALIA E’ FINITA. IL GRANDE “MERITO” VA ALL’UNIONE EUROPEA, ALLA BCE E, SOPRATTUTTO, ALLA GERMANIA CHE SONO RIUSCITE A TRASFORMARE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO IN DEBITI DELLE IMPRESE E DELLE FAMIGLIE ITALIANE. A QUESTO SI AGGIUNGE LO SBARACCAMENTO DELLE ISTITUZIONI PARLAMENTARI E DEI DIRITTI DEI LAVORATORI. E LA SVENDITA DEI ‘GIOIELLI DI FAMIGLIA’. IN PRATICA, LA FINE DELLA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO SEMPRE PIU’ SGANGHERATO PAESE
“Dal 4 luglio in poi lavoreremo giorno e notte per approvare in tempi stretti la nuova manovra finanziaria”. Parola di Vincenzo Vinciullo, che in questi giorni non deve aver messo piede a Palermo. Il bravo parlamentare dell’Ars del Nuovo centrodestra eletto a Siracusa sarà di certo rimasto nella sua città, a godersi le rappresentazioni classiche. Infatti è come se parlasse di Tebe e di Atene, e non di quello che sta succedendo a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano a Palermo.
Le parole di Vinciullo – che pure non è il peggiore di tutti: anzi – sono il segno di una politica siciliana espressione piena di un vuoto politico-pneomatico che ormai non riesce più a ‘leggere’ non la società siciliana (ché ormai non la ‘legge’ più da anni), me nemmeno se stessa e, quindi, lo stesso ‘Palazzo’ dove si trova (o quasi).
Mentre scriviamo queste note non possiamo non notare l’atmosfera surreale in cui la Sicilia è immersa. Ancora non si sono spenti gli ultimi fuochi – non quelli di Scott Fitzgerald, ma il fuoco degli incendi veri! – che hanno devastato migliaia di ettari di boschi, per precise responsabilità del Governo regionale che – ne siamo certi – non verranno individuate e sanzionate e già lo stesso Governo regionale si cimenta in un altro annuncio a effetto: pronto il ‘Piano giovani’, apprendistato, 2 mila assunzioni, anzi 5 mila assunzioni e bla bla bla. Tutto questo mentre migliaia di addetti della Formazione aspettano le retribuzioni chi da un anno, chi da due anni…
Non solo. In una Sicilia dove l’illegalità amministrativa è la regola, lo stesso Governo che si mette ogni giorno sotto i piedi gli insegnamenti di Socrate annuncia che verranno premiate le aziende che rispetteranno “tracciabilità dei pagamenti, la fedina penale pulita dell’imprenditore o ladesione ai codici etici”. Il tutto senza un briciolo di vergogna!
Già, i codici etici: come il Decreto legislativo n. 39 del 2013 sul quale, in Sicilia, hanno ‘pisciato’ di sopra; come gli incarichi legali a te ca’ piggiatilla assegnati dall’Irsap; come i dubbi che aleggiano su alcuni manager della sanità siciliana che si insedieranno l’1 luglio; come il tentativo – inserito dal Governo regionale nel disegno di legge sulla terza finanziaria – di assicurare mega retribuzioni agli amici del ‘cerchio magico’ dello stesso Governo regionale. Che farsa!
Si calpestano leggi e decreti e, contemporaneamente, si predica la legalità! Come si può notare, siamo ben oltre il ridicolo: oltre, oltre, oltre…
Mentre il Governo regionale tenta di favorire gli amministratori dell’Irfis Fin Sicilia, dell’Ast, di Riscossioni Sicilia e di Servizi e Servizi (a proposito, Antonio Ingroia farebbe bene a chiamarsi fuori da questa bruttissima storia: il suo nome non può ancora continuare a confondersi con quello dei ‘saccunari’: per favore, signor giudice, per favore: si allontani, perché rischia di compromettere tutto quello che ha fatto prima!), prova, in modo illegittimo, a ridurre le indennità dei dirigenti del Parlamento dell’Isola.
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che – in quanto massimo rappresentante del Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana – ha in corso una trattativa sindacale con il sindacato dei consiglieri parlamentari, forse preoccupato dalla solita campagna di stampa che ormai un giorno sì e l’altro pure getta fango sulle istituzioni autonomistiche, prende un’iniziativa unilaterale e introduce il ‘tetto’ di 250 mila euro lordi all’anno per i dirigenti.
Con molta probabilità, lo stesso obiettivo sarebbe stato raggiunto tra qualche settimana, magari con modalità diverse. Legittime. Invece è stata preferita la fuga in avanti. Che, a nostro avviso, darà la stura a un lungo contenzioso legale e a un peggioramento dell’attivita legislativa dell’Ars.
Il risultato ottenuto, infatti, è un mezzo fallimento: si lamentano gli invidiosi che, pur non avendo mai superato un concorso, sono diventati dirigenti regionali (alcuni si occupano di amministrazione pubblica, ai massimi livelli, senza avere nemmeno la laurea in Giurisprudenza!: altri hanno acquisito titoli, e quindi ‘curriculum’, cumulando incarichi illegittimi!: e meno male che ci sono Tar, Cga e Corte dei Conti…) e si lamentano gli stessi dirigenti dell’Ars, umiliati da un Consiglio di presidenza schizofrenico, che avvia una trattativa sindacale e poi l’ignora!
Che dire? Oggi, partendo da quello che sta succedendo in Sicilia – dove l’Amministrazione pubblica è ormai, in larga parte, nelle mani di incompetenti e presuntuosi (i danni provocati dagli incendi, come spiega bene in altra parte del giornale il nostro Paolo Luparello, sono sotto gli occhi di tutti: danni provocati dal pressappochismo e dall’incompetenza al potere) – proveremo a spiegare perché l’Italia è ormai finita.
Partiamo da quello che sta succedendo noi due rami del Parlamento nazionale. Dove, al totale sfascio politico e costituzionale (l’introduzione del pareggio di bilancio della Carta costituzionale, l’imminente, sostanziale abolizione del Senato, l’attacco alle Regioni, la scomparsa delle Province, l’ormai prossimo quanto forzoso accorpamento dei Comuni e, soprattutto, il tentativo di annullare le prerogative costituzionali delle cinque Regioni italiane a Statuto speciale) si somma l’attacco al personale di Camera e Senato.
Anche lì la parola d’ordine è quella di ridurre l’indennità a questi dirigenti e funzionari, che sono quelli che, fino ad oggi, hanno tenuto in piedi l’apparato legislativo dello Stato italiano. Tutta gente che ha vinto concorsi, peraltro difficili, che ha maturato diritti ormai acquisiti. Ma ai quali si vorrebbero togliere anche i diritti che hanno acquisito, in barba alla Costituzione!
Noi non siamo ricchi. Tutt’altro. Ma abbiamo rispetto per le istituzioni. E restiamo basiti nel vedere come stanno calpestando la nostra Costituzione. Quello che stiamo vedendo, in queste ultime settimane, è sconvolgente. Chi oggi plaude all’abbattimento delle retribuzioni di dirigenti e funzionari di Montecitorio e Palazzo Madama non si rende conto di stare facendo il gioco di chi, scientemente, ha deciso di distruggere il nostro Paese e le regole democratiche che il nostro Paese si è dato con la Costituzione del 1948.
Quello che sta succedendo all’Ars, su grande scala, va in scena anche a Montecitorio e al Senato della Repubblica. Anche lì c’è un attacco concentrico alimentato, da una parte, dalla stupidità tutta italiana che abbiamo visto all’opera negli anni di Tangentopoli; dall’altra parte da forze ‘esterne’ all’Italia che stanno finendo di distruggere il nostro Paese.
Oggi assistiamo a una sorta di Tangentopoli 2. Il tema non è legato tanto e soltanto l’Expo di Milano e il Mose di Venezia: il vero tema si esemplifica e si sintetizza nello scardinamento, forse definitivo, della Costituzione e delle istituzioni parlamentari.
Nel 1994, grazie a Tangentopoli, ‘qualcuno’ – esterno al nostro Paese – decapitò la nostra classe politica. Con il risultato di affidare l’Italia alle terze e quarte file della politica della Prima Repubblica. Da lì le adesioni supine e codine a trattati internazionali uno più folle dell’altro e l’entrata del nostro Paese nell’euro.
Attenzione: tutto era stato preparato con cura anni prima, quando ‘qualcuno’ – sempre esterno al nostro Paese – ha promosso il ‘divorzio’ tra Banca d’Italia e Tesoro: mossa che, anni dopo, si sarebbe rivelata ‘strategica’ per mettere sotto ricatto il nostro Paese sul debito pubblico.
Oggi i ‘frutti’ di questo grande lavoro sono sotto gli occhi di tutti: non abbiamo più la sovranità monetaria, i nostri governanti – Governo Monti e Parlamento della passata legislatura – hanno approvato il Fiscal Compact che ha vulnerato la nostra Costituzione, mentre il nostro debito pubblico, che grazie a una gestione ‘sapiente’ supera i 2 mila miliardi di euro, è stato trasformato, di fatto, in debito delle imprese e delle famiglie!
Chi ha un minimo di dimestichezza con i testi di economia sa che, in termini kynesiani, il debito pubblico non significa assolutamente nulla: tant’è vero che il Giappone (che negli ultimi anni ha subito, peraltro, incidenti nucleari e cataclismi pesantissimi) ha un debito pubblico doppio rispetto al quello dell’Italia, ma avendo la sovranità monetaria, batte moneta, sostiene la domanda al consumo, rilancia la propria economia facendo crescere l’occupazione, ‘veleggia’ con un tasso di sviluppo di oltre il 5 per cento annuo e assicura benessere alla propria popolazione.
L’Italia, invece, è finita nella ‘trappola’ dell’euro, con una gestione criminale dell’Unione europea e, soprattutto, della Banca centrale europea (Bce). E sono proprio Unione europea e Bce che, ribadiamo, in modo criminale, hanno trasformato il debito pubblico italiano in debito delle imprese e delle famiglie. Una truffa politica, economica e monetaria senza eguali nel mondo!
La regia di tutto quello che sta succedendo è della Germania: è la Germania riunificata (“Le due Germanie non dovranno mai unificarsi”, disse alla fine degli anni 80 del secolo passato Andreotti: e infatti gliel’hanno fatta pagare…) che gestisce tutta quest’operazione, con la connivenza di massoni europeisti fanatici e di una diffusissima idiozia.
Il primo ‘step’ è stato la già citata decapitazione della classe politica italiana.
Il secondo ‘step’ è stata l’entrata dell’Italia nell’euro (con Craxi, Andreotti e Forlani l’Italia non sarebbe mai entrata nell’euro: per entrare nella ‘grande Europa’ ci volevano Prodi e Berlusconi, due grandi ‘statisti’, geni della politica e, soprattutto, dell’economia…).
Il terzo ‘step’ è in corso: la trasformazione del debito pubblico italiano in debito delle famiglie e delle imprese. E quindi l’acquisizione delle grandi imprese italiane (le grandi imprese pubbliche italiane da togliere al nostro Paese, o facendole chiudere, o ‘colonizzandole’, era già un obiettivo di Germania e Francia già negli anni di Tangentopoli). E l’impoverimento di imprese e famiglie tagliando il credito (soprattutto alle imprese), aumentando le tasse e riducendo le indennità di lavoro.
E’ in questo scenario che si inserisce l’attacco ai dirigenti e funzionari di Camera e Senato. L’obiettivo è duplice: da un lato togliere soldi che fanno sempre comodo (ormai alcuni Paesi dell’Unione europea con il debito pubblico italiano trasformato in debito di imprese e famiglie hanno un ‘reddito certo’…); dall’altro, finire di disarticolare il nostro Paese.
Il Senato, ormai, è quasi disarticolato: con l’approvazione della ‘riforma’ del Governo Renzi non conterà niente. Sparirà. Tanto che in questi giorni di discute del passaggio di dirigenti e funzionari di Palazzo Madama a Montecitorio. Non senza penalizzazioni.
Quello che si sta in tutti i modi cercando di fare è costringere i dirigenti e i funzionari più bravi dei due rami del nostro Parlamento ad andarsene a casa anticipatamente. Così chi oggi controlla l’Italia avrà gioco più facile per eliminare la democrazia sostanziale.
I tedeschi, dobbiamo riconoscerlo, sono stati abilissimi. Come, del resto, lo sono stati negli anni di Tangentopoli. Allora, con campagna di stampa, misero alla gogna tutta la classe politica della Prima Repubblica. Oggi, sfruttando la stupidità, la mediocrità e l’invidia – tre condizioni molto diffuse in Italia – hanno scatenato una guerra tra le fasce sociali italiane. Guerra che ha l’obiettivo di impoverire l’Italia per mezzo della ‘coglionaggine’ degl’italiani.
Così, oggi, in Italia, invece di guardare ai danni che sta producendo l’euro, invece di pensare a rilanciare l’economia, un numero impressionante di idioti va a caccia delle alte retribuzioni da abbattere, anche se sancite da leggi e concorsi pubblici. Non capendo che, così facendo, non solo si deprime ulteriormente l’economia, non solo si sfascia il Paese, ma si fa il gioco di chi vuole distruggere il nostro Paese.
A cascata, quello che sta succedendo a Roma a Camera e Senato si sta verificando in tutto il nostro Paese. I diritti dei lavoratori – introdotti con la Costituzione e migliorati negli anni ’70 e ’80 – debbono essere conculcati. Retribuzioni più basse per tutti. E meno diritti.
La prima ‘botta’ è arrivata con l’accoppiata Mario Monti-Elsa Fornero. Si attende il colpo finale dal Governo Renzi.
Questo passaggio è importante. Perché la riduzione di salari e stipendi e l’eliminazione sostanziale dei diritti dei lavoratori non serve all’Italia: serve ai nuovi padroni che non tra vent’anni, ma tra qualche anno, controlleranno le aziende e, in generale, il nostro Paese.
I futuri, nuovi ‘padroni’ dell’Italia – quelli, ad esempio, che si stanno impossessando delle grandi aziende italiane, quelli che gestiranno i nostri beni culturali (che non a caso il Governo Renzi vuole privatizzare), quelli che gestiranno le nostre risorse minerarie (le concessioni per la ricerca di petrolio e gas che ormai circondano la Sicilia, per non parlare delle stesse miniere di sali potassici della nostra Isola, che sono ricchissime e che finiranno, con molta probabilità, ai tedeschi) – vogliono le mani libere. Verranno in Italia a dettare legge e, ovviamente, vorranno assumere e licenziare a piacimento: altro che Statuto dei lavoratori!
In questo scenario si inserisce la Sicilia. Che è stata massacrata, negli ultimi due anni, dai Governi nazionali nel nome dell’Unione europea dell’euro e della Germania. L’anno scorso il Governo nazionale si è preso dal nostro Bilancio 950 milioni di euro. Quest’anno un miliardo e 100 milioni di euro. Facendo saltare tutti i conti.
Ora il Governo di Rosario Crocetta ci viene a dire che il Governo Renzi, bontà sua, ci restituisce la metà del miliardo e 100 milioni di euro che ci ha scippato. Ci ridà la metà dei soldi nostri. Una grande ‘vittoria’!
Cos’ha voluto, in cambio, il ‘rapinatore’ fiorentino? Il presidente Crocetta non lo dice. Ma noi lo sappiamo. Non nei dettagli, ma lo sappiamo. Ci ridanno metà dei soldi che ci hanno scippato quest’anno in cambio della rinuncia al contenzioso. Lo Stato deve un sacco di soldi alla Regione siciliana. E il Governo Crocetta che fa, stando a indiscrezioni? Avrebbe rinunciato, non sappiamo a quali contenziosi.
Una Regione siciliana sempre più povera. Con mezza amministrazione senza soldi. Intere categorie sociali senza soldi. Che fare? Semplice: tagliare tagliare tagliare.
Non a tutti, però. A dirigenti dell’Ars, che stanno invisi al presidente Crocetta bisogna tagliare le retribuzioni. Agli amici del ‘cerchio magico’ dello stesso Crocetta – come abbiamo già detto – bisogna abolire il ‘tetto’ dei 50 mila euro all’anno per aumentargli le retribuzioni.
Anche in Sicilia, come a Roma, l’obiettivo è smantellare il Parlamento siciliano. Del resto, a che vale dire che l’Ars si è sempre adeguata al Senato della Repubblica se il Senato lo stanno ‘smontando’?
In fondo, la ‘cacciata’ dei 12 o 13 alti dirigenti dell’Ars prevista tra qualche mese – che a nostro avviso si illudono di andare a casa con le pensioni che hanno maturato a norma di legge, perché ormai i diritti acquisiti, in Italia non contano più nulla – anticipa soltanto di qualche anno, forse addirittura di qualche mese, la liquidazione delle Autonomie delle cinque Regioni italiane, che è un altro degli ‘obiettivi’ del Governo Renzi.
Democrazia, partecipazione, diritti dei lavoratori, diritti acquisiti, Autonomie speciali che furono, lo ricordiamo, il tentativo di riparare agli errori commessi nel Risorgimento e nel post Risorgimento: tutto, nell’Italia di Renzi, sta andando ‘a buttane’.
E in tv ci dobbiamo pure sorbire le ‘ministre’ del Governo Renzi che ci spiegano che queste sono le”riforme che l’Italia ci chiede”. Non le riforme che la Germania sta imponendo all’Italia: ma le “riforme che l’Italia ci chiede”.
Così torniamo all’inizio: al nostro parlamentare Vincenzo Vinciullo. Che, dal 4 luglio in poi, vuole lavorare giorno e notte per approvare la finanziaria atto terzo. ma come, onorevole Vinciullo: tagliate le indennità ai dirigenti dell’Ars e volete che gli stessi lavorino giorno e notte?
Secondo noi, ve lo potete scordare. Secondo noi, dalla settimana prossima in poi, dopo undici ore, alle otto di sera dirigenti e funzionari dell’Ars se ne andranno a casa. Quindi le leggi li dovrete approvare dalle nove di mattina alle otto di sera.
Piuttosto, onorevole Vinciullo, invece di pensare alle notti, veda se, dalle otto di mattina alle otto di sera, riesce a capire a che cosa ha rinunciato il Governo Crocetta per avere questi 550 milioni di euro. Le ha le ‘palle’ per avanzare questa richiesta?
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