«Domani sarò in Sicilia con il ministro Toninelli a sbloccare un cantiere che è altrettanto strategico, nella mia opinione e in quella degli esperti più strategico della Tav, che è la statale 640 Agrigento-Caltanissetta». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia la visita ai cantieri di Caltanissetta e l’Italia scopre che al centro della Sicilia c’è un’opera rimasta a metà: il raddoppio della statale a quattro corsie è stato realizzato sui 31 chilometri (quelli più vicini ad Agrigento) inaugurati nel 2017 dall’allora ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio; i restanti 28,5 chilometri, da Canicattì al capoluogo nisseno, sarebbero dovuti essere percorribili proprio in questo periodo, a marzo 2019. E invece sono impantanati nelle maglie della crisi finanziaria del colosso delle costruzioni Cmc, titolare dell’appalto finito in concordato preventivo con enorme preoccupazione per le opere che ha in mano in Sicilia, per un valore di oltre un miliardo di euro.
Così Conte e Toninelli domani, anziché tagliare il nastro di un’opera ultimata, verranno a celebrare quello che viene definito «lo sblocco del cantiere». Anche se in verità si parla al momento solo del pagamento da parte di Anas di una piccola fetta dei crediti vantati dai subappaltatori, bypassando quindi Cmc. Una misura considerata dagli addetti ai lavori insufficiente a determinare un sostanziale avanzamento dell’infrastruttura. «In questi giorni – spiega Franco Cosca, sindacalista della Fillea Cgil – al cantiere ci sono solo poche maestranze. Parliamo di interventi come messe in sicurezza, movimento terra, e così via. Un palliativo rispetto a un avanzamento serio dell’opera. D’altra parte far perdere l’appalto a Cmc rappresenterebbe un disastro, perché allungherebbe a dismisura i tempi di realizzazione». Al momento circa 150 dipendenti del contraente generale Empedocle 2, costituito da Cmc e Consorzio Integra, continuano a essere in cassa integrazione speciale e «senza di loro – precisa il sindacalista – il raddoppio non potrà essere ultimato».
Dal punto di vista occupazionale, però, a stare peggio sono subappaltatori e fornitori, non tutelati da nessun ammortizzatore sociale. Si tratta di un centinaio di imprese siciliane che, stando alle stime fatte dal comitato che le rappresenta, sono in credito di 70 milioni di euro solo per le opere già realizzate. Nelle ultime settimane, grazie alle loro proteste e al pressing della Regione, le loro istanze sono finite sul tavolo del ministero dei Trasporti e recentemente si è trovato un accordo informale per il pagamento di un primo 20 per cento di acconto, necessario a far ripartire il cantiere. Ecco, è questo il risultato che domani Conte e Toninelli vengono a celebrare a Caltanissetta, prima tappa (decisa stamattina) dell’annunciato tour nazionale nei cantieri, per spostare l’attenzione dal caso Tav alle centinaia di interventi in giro per l’Italia. Nel capoluogo nisseno non ci sarà invece l’assessore regionale Marco Falcone, a Roma per una riunione con Rete ferroviaria italiana già programmata, che però fa sapere di «accogliere con interesse» la visita del premier. «Ci auguriamo – prosegue Falcone – che si concretizzi un riavvio reale dei lavori, con un consistente numero di mezzi e maestranze all’opera, non meno di duecento a cantiere, al fine di poter terminare gli interventi entro i prossimi dodici mesi, tempistica che ci era già stata garantita nel gennaio del 2018».
«Siamo contenti e fiduciosi delle parole di Conte – spiega il portavoce del comitato creditori, l’imprenditore Salvatore Ferlito – contiamo così di poter aprire 3-4 chilometri di strada in pochi mesi. Ma chiediamo a Conte di spiegarci come pensano di pagare il restante 80 per cento del credito che avanzano affidatari, subappaltatori e fornitori. Basti pensare che il bar dove gli operai pranzavano avanza 140mila euro e non è neanche tra i fornitori strategici». In totale restano da realizzare lavori per 120 milioni di euro sui circa 800 totali. Se i cantieri ripartissero in maniera sostanziale domani, cosa che al momento è lontana dalla realtà, secondo gli addetti ai lavori rimarrebbe un altro anno e mezzo di tempo per ultimare l’opera.
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