Caltagirone non perdona Crocetta «Dove sono i fondi per la villa comunale?»

Come se non fosse bastata la revoca dei finanziamenti per i lavori di recupero della villa comunale di Caltagirone, arriva la notizia che l’istituto d’arte cittadino – luogo di formazione dei ceramisti che rendono nota la città – verrà accorpato a quello di Militello. E i calatini non perdonano il presidente regionale Rosario Crocetta. I dati delle appena trascorse elezioni politiche parlano chiaro: la coalizione di centrodestra spopola in città al Senato (34,29 per cento), seguito solo dal Movimento 5 stelle (30,37 per cento). Parti invertite alla Camera (M5s al 35,51 per cento e centro destra al 32,35 per cento), ma che vedono in ogni caso il centrosinistra al terzo posto (con il 25,12 per cento al Senato e 18,97 per cento alla Camera). Un malcontento che, a inizio febbraio, si è organizzato attorno a un comitato spontaneo. L’obiettivo è manifestare il dissenso dei cittadini e chiedere al presidente Crocetta spiegazioni in merito alle ultime decisioni prese.

La città di Caltagirone vede svanire la possibilità di un finanziamento, che ammonta a un milione e 800 mila euro, attraverso il quale si sarebbe dato l’avvio ai lavori di recupero della villa comunale Vittorio Emanuele: un vero e proprio polmone verde per la città. Il giardino pubblico è un monumento che risale alla metà del 1800 e costituisce un importante patrimonio artistico per la comunità calatina. A questo si aggiunge il destino dell’istituto d’arte, fiore all’occhiello per Caltagirone, città della ceramica. La scuola, per volontà della regione, è stata unificata a quella della vicina Militello, perdendo così la propria autonomia organizzativa. «Ritengo che sia una scelta che, da comune cittadino, non posso condividere – dice Michelangelo Li Rosi, promotore del comitato, consigliere comunale con la lista civica di centro-destra l’Altra Città – L’istituto è senza dubbio strategico per l’attività della ceramica, per la nostra città e per le generazioni presenti e future».

Due scelte che preoccupano il comitato, soprattutto in un momento finanziario già critico per la città a causa del pesante debito dell’amministrazione. «Che fine hanno fatto i proclami da campagna elettorale su ecologia, turismo e valorizzazione del territorio? – chiedono dal comitato – Non è forse il nostro giardino pubblico un pezzo pregiato della collezione artistica di Caltagirone da tutelare al pari dell’istituto d’arte?». «Cosa direbbe Luigi Sturzo se vedesse compiuto anche quest’ultimo scempio nella nostra città?», continuano i promotori, riferendosi al sacerdote e politico italiano, fondatore del partito popolare, nato proprio a Caltagirone.

Per Li Rosi, lo scopo del comitato è quello di avere risposte chiare e precise dalla Regione: «Hanno speso una vita a parlare del turismo e di come valorizzare le città – conclude – e adesso non capisco cosa li abbia spinti a prendere scelte simili».

[Foto di Giuseppe Bonaccorso]

Redazione

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