Caltagirone, Comune sull’orlo del dissesto «Un problema più etico che amministrativo»

«Desidero partire con una situazione reale, così che possa sapere con certezza con quali strumenti andare avanti. Ho preso coscienza della situazione e non mi preoccupo». Così parlava fino a pochi giorni fa l’autonomista Nicola Bonanno, da quasi sei mesi sindaco di Caltagirone, uno tra i tanti Comuni siciliani sull’orlo del dissesto. Una crisi che avrebbe dovuto risolversi in breve tempo e per cui tutto sembrava già predisposto. Ieri sera la giunta comunale avrebbe dovuto esprimersi in merito alle aliquote Imu e alle addizionali Irperf. Ma le improvvise e inaspettate dimissioni della dirigente al settore bilancio Concetta Di Dio hanno fatto fare marcia indietro. Con il ritiro dei primi due provvedimenti all’ordine del giorno da parte del primo cittadino, il Comune rinvia, a sua volta, la chiusura del bilancio consuntivo 2011 e l’apertura del bilancio preventivo 2012. Riaprendo nuovamente all’incertezza.

«Quando mi sono insediato, lo scorso maggio – afferma il sindaco – è stata fatta richiesta di rendiconto all’ufficio ragioneria». Dal primo atto è emerso un avanzo di 2,5 milioni di euro dal 2011. «Ho ritenuto necessario incaricare un organo di controllo esterno – continua il sindaco – per valutare la situazione reale relativa ai conti di bilancio». Nel frattempo da un secondo atto è risultato un ulteriore avanzo di tredici milioni di euro rispetto al primo. Fatto sta che, al momento, il Comune calatino naviga tra assenza di liquidità e tagli da parte della Regione – si calcolano 600mila euro in meno – e dello Stato. Colpa dei debiti che riguardano le forniture di beni e servizi. Tra questi quelli con Kalat Ambiente, che a sua volta paga la ditta Aimeri – che si occupa della raccolta dei rifiuti – a cui l’amministrazione deve nove milioni di euro. E la Cosiac, azienda romana che aspetta quattro milioni di euro. Cifre a cui vanno aggiunti i 900 mila euro chiesti dalla società nominata dall’Enel e altri piccoli creditori. Il tutto per un ammontare di diciannove milioni di euro. Senza dimenticare i debiti fuori bilancio, valutati per sette milioni di euro, tra cui le spese legali di cause passate e gli espropri per pubblica utilità.

Diverse le cifre dell’ufficio di ragioneria comunale, che ha presentato una proposta di bilancio in cui a mancare sono quattordici milioni di euro a cui aggiungere 8,5 milioni di euro di debiti fuori bilancio. «Vogliamo valutare ogni possibilità – afferma il sindaco – ma senza il dirigente amministrativo non possiamo intervenire. Le dimissioni di Di Dio hanno fatto sorgere qualche sospetto, questo è un rammarico che voglio esprimervi». Prima di arrendersi al dissesto infatti, sottolinea il sindaco, l’amministrazione intendeva valutare un piano di risanamento. Magari ricorrendo ad una delle ultime direttive proposte dal governo Monti che, se approvata, permetterebbe di approfittare della «possibilità di spalmare i debiti non più in cinque anni, come di recente stabilito, ma in dieci anni».

«Valutata la situazione economica di Caltagirone e di altri comuni siciliani intendiamo verificare tutte le possibilità ed evitare il dissesto dell’ente – afferma in aula, a nome di tutto il centrosinistra, Fortunato Parisi della lista Sindaco di tutti – Vogliamo dare continuità ai livelli essenziali di assistenza alle categorie meno abbienti della nostra città, anziani, soggetti portatori di handicap, all’integrazione scolastica. Riteniamo che ci siano le condizioni per dichiarare disavanzo». «La situazione è ben lontana dall’essere definita – apre meno ottimista il suo intervento Luigi Failla, consigliere del gruppo misto – Il vero problema non sono i debiti, il vero problema è quello etico più che amministrativo. Quando esiste una situazione debitoria come quella del nostro Comune è necessario mettere in conto un piano finanziario. A mio avviso tutto è stato trattato con superficialità dalle amministrazioni precedenti. Quanto alle dimissioni della dirigente ritengo che sia un atteggiamento non condivisibile. È come se, io che sono chirurgo, dessi le dimissioni poco prima di operare il mio paziente».

Simona Romano

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