Domattina, nella sala di rappresentanza del Comune di Caltagirone, dovrà celebrarsi un matrimonio. «Come faremo le foto con l’aula occupata?», chiede in queste ore la futura sposa. Perché all’interno della sala consiglieri comunali, dipendenti dell’ente e semplici cittadini stanno protestando dal 29 marzo. Lo scorso sabato in una conferenza stampa l’opposizione ha chiesto al sindaco autonomista – eletto con una lista civica – Nicolò Bonanno chiarimenti riguardo ai problemi finanziari dell’ente e all’assenza di una giunta municipale, dopo l’azzeramento voluto dallo stesso. Conferenza seguita, appena mezzora dopo, da una in cui il sindaco ha respinto le accuse, imputando la situazione alle «amministrazioni precedenti». Da qui la decisione di occupare a oltranza palazzo delle Aquile, che va avanti da cinque giorni, ininterrottamente, giorno e notte. La loro richiesta è semplice: «Il sindaco deve subito nominare una nuova giunta o dimettersi». Ma intanto rassicurano la sposa: «Il matrimonio si farà».
«Ci troviamo qui a occupare solo perché l’aula consiliare non ci è stata concessa», spiega un consigliere del gruppo misto, Alfredo Scozzarella. Noto avvocato – è uno dei legali della famiglia di Stefania Noce, la studentessa di Licodia Eubea uccisa dal fidanzato nel 2011 – il consigliere è politicamente ben lontano dai suoi compagni di protesta. Si dà il cambio ogni notte insieme ai colleghi del gruppo Centro sinistra per Caltagirone – Fabio Roccuzzo, Franco Pace e Gemma Marino – e a quelli di Uniti per il centro Sinistra – Fortunato Parisi, Paolo Crispino e Salvatore Tasca – , e Luigi Failla (anche lui del gruppo misto). «L’immobilismo dell’amministrazione – spiega Scozzarella – ha generato almeno due avvenimenti storici. Il primo una assenza di giunta che va ormai avanti da diciotto giorni, e il secondo una manifestazione così forte dei consiglieri senza precedenti in Italia».
«La data del 31 marzo era fondamentale per l’economia comunale, perché si doveva consegnare la certificazione sul mantenimento dei vincoli del patto stabilità. «Ma non è stato fatto», spiega Scozzarella, che denuncia: «Questo comporterà la decurtazione dei trasferimenti statali da parte del ministero degli Interni». Una cifra stimata di almeno un paio di milioni di euro, che si vanno a sommare alla già difficile situazione finanziaria dell’ente, il cui consiglio comunale a marzo dello scorso anno ha votato per il dissesto del Comune, e non l’accesso al fondo di rotazione del ministero per salvare il Comune dal dissesto finanziario, come richiesto dall’opposizione. Situazione che ha già causato le proteste dei lavoratori dei comparti degli asili nido, dei servizi sociali, della nettezza urbana e soprattutto di quelli della piscina comunale.
«Abbiamo avviato una protesta in piazza il 10 febbraio, proseguita 24 ore su 24 per oltre un mese. Sabato abbiamo deciso di unirci alla protesta in Comune», spiega Andrea Mezzogiorno, uno dei venti lavoratori dell’impianto sportivo che si alterna nell’occupazione. «Noi abbiamo un contratto con amministrazione comunale che non è stato rispettato – spiega Mezzogiorno – Nonostante ci sia stato il 14 marzo un consiglio comunale che a maggioranza di 19 consiglieri su 30 ha votato una censura al sindaco per il comportamento avuto nei nostri confronti», conclude il lavoratore.
«Questa protesta, che è stata iniziata e promossa dall’opposizione a Bonanno, ora è diventata una protesta della città, contro l’immobilismo», spiega un’altra degli occupanti, Giovanna Regalbuto, attivista di Sinistra ecologia e libertà. «Adesso, passati due anni dall’elezione, i consiglieri che hanno approvato il dissesto, dovranno votare in aula per la sfiducia al sindaco», conclude l’attivista.
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