Poche centinaia di lavoratori dei call center hanno risposto alla chiamata allo sciopero regionale del settore outsourcer indetto dalle sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Ugl. In attesa comunque del dato di astensione dal lavoro, il corteo – partito da piazza Croci e diretto alla Prefettura – ha visto la partecipazione di una minima parte degli addetti su cui pesa il rischio di licenziamento dopo la riduzione dei volumi di traffico e la delocalizzazione verso Albania e Romania. Mistero sul treno che da Catania doveva far arrivare altri manifestanti.
Oltre ad Almaviva, presenti in piazza anche i lavoratori delle sedi di Palermo delle aziende in outsourcing Experia, Comdata e Abramo, su quest’ultimi pesa la minaccia di esuberi per 150 operatori. «50 centesimi lorde a chiamata è la nostra retribuzione – afferma Marilena, operatrice con contratto Lap in Almaviva – Con le poche telefonate che ci fanno gestire, la maggior parte sono segreterie telefoniche, riusciamo a fine mese ad arrivare al massimo a 300 euro lavorando sino ad 8 ore al giorno». E poi aggiunge: «Anche se nessuno parla di noi, anche se siamo peggio degli appestati oggi abbiamo deciso di farci vedere e di scioperare perché Almaviva non chiuda. Non deve dimenticare mai che, in questi anni, siamo stati quelli che hanno tirato la baracca».
Le fa eco Diana, un’altra lavoratrice: «Il problema è la delocalizzazione delle chiamate all’estero, hanno spostato tutto nei paesi dell’est, lasciando a noi liste di chiamate inservibili – continua l’operatrice Lap – La nostra è diventata una paghetta e non abbiamo diritto ad alcun ammortizzatore sociale». E un altro operatore spiega le ragioni dello sciopero che «deve avere la valenza di garantire la permanenza dell’azienda in Italia – afferma Guglielmo, operatore Almaviva in outbound – Chiediamo una task force nazionale e speriamo che Leoluca Orlando e Nello Musumeci possano portare le nostre richieste a Roma». Presente anche il deputato regionale Vincenzo Figuccia.
Alla sfiducia nei sindacati e nelle solite azioni di protesta, fa da contraltare la stima verso il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al quale è stata riservata una grande ovazione non appena giunto e posizionatosi dietro lo striscione di apertura del corteo. «La vicenda palermitana sta dentro una vicenda nazionale. In Italia il settore dei call center vive un momento di particolare difficoltà: sono in ginocchio migliaia e migliaia di famiglie, con una punta acuta di crisi a Palermo che è la città d’Italia con il maggior numero di occupati nel settore – ha affermato il sindaco – Il Comune sarà presente al tavolo istituzionale del 31 gennaio. Ho anche scritto una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiedendogli attenzione particolare per la città di Palermo».
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