Ore cruciali di un incubo che per il Calcio Catania rischia di concludersi nel peggior modo possibile. La sabbia nella clessidra di Sigi sta per finire e il conto alla rovescia per consentire al club etneo di proseguire la stagione in corso è ormai in via di esaurimento. Tutto passa dalla proroga dell’esercizio provvisorio della società rossazzurra, che secondo i termini della sentenza di fallimento depositata lo scorso 22 dicembre potrà essere prorogato solo se i curatori fallimentari nominati dal tribunale riusciranno a riscuotere entro il 3 gennaio da Sigi i 600mila euro necessari per la gestione sportiva dei prossimi due mesi.
Bocche cucite da parte dei soci, che per giorni si sono confrontati e scontrati sulla legittimità della richiesta del tribunale, finendo per decidere di recuperare le somme richieste, ma riuscendo a mettere insieme, almeno fino a ora, addirittura meno della metà. Tutto resta in bilico più che mai, quindi, considerando che questa pare la strada maggiormente percorribile per dare modo al Catania di salvare il titolo sportivo e alla squadra di Baldini, da oggi nuovamente in raduno a Torre del Grifo, di completare il campionato di Serie C.
Impossibile fare previsioni, a maggior ragione perché l’unica certezza sembra essere quella legata all’intenzione di Sigi di far dimezzare i tempi dell’esercizio provvisorio e, soprattutto, la quota da raccogliere e versare, che però sembra ancora molto lontana persino dai trecentomila euro. Le prossime ore scioglieranno ogni dubbio e permetteranno di capire se il Catania avrà ancora qualcosa da dire in questa stagione e, soprattutto, se avrà a breve un nuovo proprietario. Dalla proroga dell’esercizio provvisorio prenderebbe infatti vita l’asta di vendita della società rossazzurra, sulla base della cifra indicata dai consulenti nominati dal tribunale che nelle perizie consegnate il 20 dicembre ai giudici hanno stimato il debito sportivo in 2.948.792 euro, proprio la somma che dovrà essere garantita da chi vorrà rilevare il Catania.
Tra appelli, nervosismi e momenti di scoramento, tutto l’ambiente teme che possa non esserci nulla di tutto ciò e che il Catania rischi davvero il baratro, concludendo anzitempo la stagione e fermando il suo campionato a quella sfida persa 2-0 al Massimino contro il Monopoli, proprio il 22 dicembre. In quel caso, dopo ben 75 anni di storia, la città resterebbe senza calcio per sei mesi, apprestandosi a vivere scenari di tutt’altra natura. Per i colori rossazzurri, nella prossima stagione, non si prospetterebbe nulla di più del campionato di serie D, con il sindaco che dopo aver verificato le intenzioni degli imprenditori interessati a rilanciare il calcio a Catania deciderebbe a chi affidarne le sorti per il futuro.
Una eventualità a cui nessuno dei tifosi vuole pensare realmente, malgrado in tanti si attendano che possa verificarsi. E già si fanno numerosi nomi su chi potrebbe provare a farsi avanti, partendo dal possibile romantico ritorno di quel Riccardo Gaucci che nel 2002 riportò il Catania in serie B e che secondo le indiscrezioni trapelate avrebbe già incontrato il sindaco Pogliese per illustrargli la sua idea. C’è poi un’idea che ha già fatto molto discutere negli ultimi giorni e che prende spunto da quanto prospettato dal presidente del Biancavilla, Giuseppe Furnari, che ha manifestato l’intenzione di provare a salvare la squadra nell’attuale campionato di serie D e portare il titolo in città, se il Catania dovesse realmente concludere la sua militanza in C all’inizio del 2022. Un progetto che non piace ai tifosi, dai quali sono subito arrivati in massa similitudini e paragoni con quanto provò a fare Franco Proto in passato con l’Atletico Catania.
Tale disegno però non sarebbe solo dell’attuale presidente del Biancavilla, che a quanto pare lo condividerebbe con l’imprenditore catanese Francesco Russo Morosoli, in trattativa da tempo con il patron della società gialloblu per rilevare il pacchetto di maggioranza del club e farsi trovare pronto per renderlo un obiettivo personale. Il passaggio di proprietà sarebbe infatti già in corso d’opera, considerando anche che nelle ultime due settimane alcuni collaboratori del presidente Furnari si sarebbero preparati a lasciare i rispettivi incarichi. Con l’apporto economico di Russo Morosoli la squadra gialloblù sarebbe rifondata, proprio con l’intento di restare in serie D e cercare, qualora si creasse l’opportunità, di concretizzare il trasferimento a Catania del titolo sportivo e della matricola dell’Asd Biancavilla Calcio.
Le norme federali lo consentirebbero, pur non essendo Biancavilla e Catania comuni confinanti, ma trovandosi sul territorio della stessa provincia e distando meno di trenta chilometri tra loro. I requisiti per il trasferimento del titolo sportivo rientrerebbero quindi nei parametri Noif e basterebbero 31mila euro e una fideiussione bancaria o assicurativa di 40mila per garantirli, poiché l’Asd Biancavilla Calcio è una società già affiliata e in caso di salvezza dovrebbe solo rinnovare l’iscrizione al campionato 2022/23 di serie D.
C’è da aspettarsi naturalmente che si profilino altre possibilità da parte di chi sarebbe pronto a farsi avanti, se il Catania dovesse realmente essere costretto a ripartire dai dilettanti. Un’opzione alla quale, fino alla fine, i tifosi rossazzurri non vogliono nemmeno pensare e che sperano ancora si possa evitare con la proroga dell’esercizio provvisorio e l’immediata vendita all’asta del club, considerando soprattutto che si parla da tempo e con insistenza di un gruppo del Nord Italia pronto a subentrare a Sigi in caso di permanenza in serie C.
Riceviamo e pubblichiamo per conto di Francesco Russo Morosoli:
Non sono mai stato interessato all’acquisto del Biancavilla calcio e non ho avuto alcun contatto con l’avvocato Furnari. Smentisco questa notizia, che era già trapelata ad agosto. È infondata. Non potrei mai rilevare il titolo sportivo di un altro club e portarlo a Catania, è una formula che rifiuto categoricamente e, data la situazione, avrebbe anche poco senso. Il Calcio Catania ’46 deve essere salvato da chi se n’è assunto la responsabilità. È storia nota la mia trattativa con la SIGI, ma si è chiusa molti mesi fa. Non abbiamo trovato l’accordo. Oggi i miei interessi economici sono rivolti altrove.
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