Caccia, ricorso al Tar contro la Regione «Permettono di sparare in zone protette»

Poco più di una settimana per tutelare specie animali e aree protette della Sicilia dalla caccia. Che più spesso si trasforma in bracconaggio. E’ lo scopo di cinque associazioni siciliane – Club alpino italiano, Legambiente, Lega italiana protezione uccelli, Associazione mediterranea per la natura e Wwf – che hanno presentato un ricorso al Tar di Palermo contro il calendario venatorio per la stagione 2012-2013 emanato dall’assessore regionale alle Risorse agricole Francesco Aiello. Piano che prenderà il via l’uno settembre. «Il peggiore degli ultimi anni – denunciano le associazioni – emesso in insanabile contrasto con la normativa nazionale e comunitaria in materia di conservazione della fauna e in dispregio di precedenti sentenze del Tar Sicilia e del Consiglio di giustizia amministrativa». Un provvedimento che non aiuterebbe a contenere una situazione già preoccupante, dovuta agli scarsi controlli.

A scatenare la polemica è soprattutto la non esclusione dalle zone di caccia dei siti di importanza comunitaria (Sic): aree individuate dagli Stati come habitat di specie e ambienti che la Comunità europea intende tutelare. Solo nella provincia di Catania se ne contano 34. Spesso compresi all’interno delle riserve naturali – dove l’attività venatoria è vietata ma non per questo non praticata -, a preoccupare le associazioni è quello che potrebbe succedere nelle parti di Sic non coincidenti con le aree protette. L’assessorato regionale alle Risorse agricole avrebbe emanato il calendario di caccia «senza la preventiva valutazione di incidenza ambientale», spiegano. Obbligatoria per legge quando si stabiliscono attività da svolgere nei Sic. Siti che, secondo l’Ispra – Istituto superiore protezione e ricerca ambientale del ministero dell’Ambiente –, andrebbero comunque esclusi.

Ma la valutazione ambientale non è l’unico documento che mancherebbe al calendario per renderlo accettabile, sottolineano le associazioni. Assente, perché mai completato, è anche il piano regionale faunistico venatorio. «In itinere da anni – spiega Mario Vaccarella, presidente del Cai Sicilia – ha avuto uno stop per quanto riguarda la procedura di valutazione ambientale strategica ed è ancora bloccato in un lungo iter burocratico». Tempi lunghi incompatibili con la preservazione dell’ambiente, secondo le associazioni. Che, adesso, chiedono al Tar di Palermo un provvedimento urgente per bloccare la preapertura della stagione di caccia, prevista per il primo settembre. Ma anche «un urgente intervento dell’assessore regionale all’Ambiente Alessandro Aricò». A cui spetta la tutela dei siti di interesse comunitario.

Purtroppo non gli unici a rischio nel periodo della caccia. «Si dovrebbe cacciare in fondi chiusi, con recinzioni alte fino a tre metri e non in prossimità dei centri abitati – spiega Renato De Pietro, presidente di Legambiente Catania – Eppure queste prescrizioni vengono spesse disattese». Compreso il divieto di attività venatoria nelle riserve naturali che si trasforma in pericoloso bracconaggio per le specie presenti. Come nell’Oasi del Simeto dove, alle segnalazioni ormai abituali di battute notturne, da qualche tempo si vanno sommando quelle di spari in pieno giorno. «Un campanello l’allarme sintomo della sorveglianza inadeguata, per non dire ridicola», aggiunge De Pietro. «Il pericolo non è solo per gli animali che vengono cacciati – continua – ma anche per gli altri che, spaventati dagli spari, possono allontanarsi e andare fuori dalle aree protette». Come la moretta tabaccata, della famiglia delle anatre, «animale a rischio estinzione e con una delle popolazione più importanti a livello mondiale proprio nell’Oasi del Simeto».

[Foto di Alessandro Musicorio]

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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