«Una furbata, una manovra oscena». Sono queste le parole usate dal referente del Wwf Ennio Bonfanti, dopo che mercoledì sera l’assessore all’Agricoltura Toni Scilla ha emanato un nuovo decreto per superare le censure del Tar sul calendario venatorio. Un pronunciamento, quello del giudice amministrativo, che aveva di fatto bloccato la pre-apertura della stagione della caccia in Sicilia, così come auspicato dalle associazioni ambientaliste che da settimane sottolineano come, ancora meno degli altri, non ci siano le condizioni per autorizzare l’abbattimento di mammiferi e volatili. Il riferimento va soprattutto agli incendi che hanno devastato la Sicilia durante l’estate, danneggiando ecosistemi e in molti casi determinando la morte della fauna selvatica. Una tesi che è stata condivisa anche dal giudice amministrativo, ma che di fatto è stata subito messa in cantina nel momento in cui la Regione ha ripubblicato un nuovo calendario venatorio.
«Si tratta di un’operazione di maquillage, l’unica modifica riguarda l’esclusione della tortora, specie a rischio che la Regione aveva avuto il coraggio di inserire tra quelle cacciabili – prosegue Bonfanti -. Per il resto il decreto è una fotocopia di quello fermato dal Tar». Nel mirino del Wwf è finito anche il non tempestivo recepimento della decisione della giustizia amministrativa che «ha fatto sì che giorno 1 settembre in molte zone dell’isola i cacciatori si sono sentiti autorizzati a imbracciare i fucili, nonostante la decisione fosse immediatamente esecutiva». Da parte degli ambientalisti, comunque, la volontà è quella di non demordere. «Abbiamo presentato un’istanza relativa al mancato adempimento del decreto del presidente del Tar – spiega Bonfanti -. Per noi si è trattata di una mossa per eledure il provvedimento».
Ad attaccare la scelta del governo Musumeci è stato ieri anche il deputato regionale del Movimento 5 stelle Giampiero Trizzino. «Dall’inizio del 2021 sono andati persi, tra le fiamme, circa 80mila ettari, pari al 3,5 per cento di tutta la superficie della regione. Immaginate 115 mila campi di calcio: ecco, più o meno la dimensione è quella – ha scritto l’esponente pentastellato su Facebook – Era davvero così impellente la necessità di riaprire la caccia dopo il disastro ambientale che abbiamo subìto? Il bisogno di un cacciatore di fare sport vale di più della tutela del paesaggio, garantita tra i diritti fondamentali della Costituzione italiana?»
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