«C’a munnizza c’ama fari? U Comuni l’ha livari» Musica e cori al corteo attraverso San Cristoforo

«Permesso? Permesso? Possiamo passare, è permesso?». Ancora una volta, i bambini di San Cristoforo osservano con attenzione quello che accade in via Zuccarelli. Era stato così il 23 luglio, quando era stato uno di loro ad avvisare gli occupanti dell’incendio in corso, quello che di lì a poco avrebbe devastato la palestra dell’ex cinema oggi centro polifunzionale comunale. Ed è stato così stasera, durante la manifestazione che si è snodata per le stradine del quartiere, in una sorta di colorata e ritmata via crucis le cui tappe erano rappresentate dalle micro-discariche. Ecco una strada chiusa dai cassonetti della spazzatura. Ecco un accumulo di munnizza in un angolo. Ecco un cassonetto già mezzo bruciato. Tra una fermata e l’altra, sempre i ragazzini in sella alle biciclette o coi palloni in mano. Oppure, quelli troppo piccoli, seduti sulle sedie in mezzo alla strada, assieme a madri, nonne e zie.

«Mamma, guarda, i tamburi!», dice uno. La mamma ha in mano il cellulare e sta riprendendo la manifestazione. Dal giorno in cui parte della palestra del Midulla è bruciata per via di un incendio partito dai cumuli di rifiuti accumulati sulla strada, gli occupanti della struttura hanno rafforzato una battaglia che già prima conducevano: «Le strade sono fatte per camminare, per parlare, per incontrare persone, non per buttarci la spazzatura», dice Daniele Cavallaro, tra gli attivisti che gestiscono lo spazio comunale da quando lo hanno riaperto, all’inizio del 2017. La proposta che viene dal Midulla è diretta a Palazzo degli elefanti, unico interlocutore possibile: «San Cristoforo è un mercato a cielo aperto: è fatto di botteghe, di piccole attività commerciali condensate in un’area geografica relativamente piccola». Quindi, viste le sue caratteristiche peculiari, forse è il caso di non trattarlo come un quartiere come tutti gli altri.

«Chiediamo che la spazzatura qui venga gestita come nelle aree mercatali: raccolta della spazzatura due volte al giorno e strada disinfettata». In effetti, nei pressi delle micro-discariche l’asfalto annerito e l’aria maleodorante chiedono di più di un autocompattatore che passi e porti via i sacchetti. Su questo sono d’accordo tutti: è d’accordo l’anziana signora che si affaccia alla porta con un’amica e osserva il corteo passare da via Iuvara battendo il tempo con le mani; è d’accordo la sarta che esce in via Alonzo e Consoli e quando legge lo striscione («San Cristoforo non è una discarica») esclama, con convinzione: «Giusto è». Sono d’accordo anche i ragazzi che tengono aperto un garage, in via Testulla, a pochi metri da un negozio di attrezzature per i cavalli. Uno dei ragazzi riprende col suo smartphone il corteo, l’altro tira fuori dalla stalla un puledro marrone col manto lucidissimo, incurante delle forze dell’ordine che accompagnano la manifestazione.

La curiosità attorno alla mobilitazione è tanta, complice anche lo slogan dialettale in rima baciata: «C’a munnizza c’ama fari? U Comuni l’ha livari». Si vede dalle persone affacciate alle finestre, da chi sfrutta la terrazza, da chi si accoda per curiosità, da chi domanda da lontano. Il percorso non è lunghissimo: dura il tempo del quadrilatero incastrato tra via Iuvara e via Belfiore. Lungo la strada ci sono ancora i manifesti elettorali di due candidati alle passate amministrative: Riccardo e Filippo Pellegrino, che della loro appartenenza a quella zona di Catania (via Santa Maria della Salette è pochi metri più giù) hanno fatto argomento di campagna elettorale. Accanto ai loro manifesti adesso ci sono quelli del comitato del Midulla, in cui si ricordano le richieste da fare all’amministrazione. C’è una petizione che si può firmare per chiedere al Comune di ridistribuire i cassonetti, raccogliere più spesso la munnizza, rimuovere definitivamente le discariche. E poi c’è la richiesta d’aiuto: bisogna ricomprare quello che è andato bruciato al Midulla. Ci sono gli attrezzi per le attività di tutti i giorni da acquistare di nuovo. Chi vuole può donare.

Luisa Santangelo

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