Butera, depuratore ultimato ma fermo da 4 anni E i liquami finiscono a mare o nelle campagne

La prima pietra del depuratore di Butera è stata messa nel maggio del 2007 e i lavori sarebbero dovuti finire nel novembre dell’anno dopo. Invece il collaudo definitivo è arrivato solo nel 2014. E nonostante sette anni impiegati per finirlo, l’impianto non è mai entrato in funzione. Con buona pace sia degli oltre quattro milioni e mezzo di euro messi dalla Regione Siciliana, che dell’ambiente. I liquami del Comune nisseno, infatti, anziché essere depurate, finiscono tuttora nel vicino lago Comunelli, le cui acque vengono usate per irrigare le campagne circostanti o sfociano a mare, a Marina di Butera. Una storia emblematica di come non dovrebbero essere usati i fondi pubblici. Per questo la Guardia di finanza di Gela, su delega della Procura della Corte dei Conti di Palermo, ha quantificato un danno erariale di 8 milioni 322mila euro e ha denunciato ai magistrati contabili tutti i soggetti coinvolti nell’incompiuta.

Il progetto del depuratore è stato approvato ad ottobre del 2006 dal Commissario per l’emergenza rifiuti e ha ottenuto il finanziamento da parte dell’Arpa per la somma di quattro milioni 46mila euro, da gravare sui fondi Cipe 84/2000. I lavori sono iniziati nel maggio 2007 e si sarebbero dovuti concludere entro 18 mesi. A causa di una lunga serie di motivazioni (tra cui diverse sospensioni, mancanza di autorizzazioni, impossibilità di accesso ai luoghi, perizie di variante ed altro ancora) i lavori sono durati fino al 19 agosto del 2013 e le opere collaudate con esito positivo circa un anno dopo, il 10 giugno del 2014. Un via libera concesso nonostante nell’ultima visita effettuata, il collaudatore avesse certificato che mancasse l’allaccio alla rete elettrica. Da quella data, trascorsi ormai quasi quattro anni, l’impianto di depurazione non è ancora funzionante. 

I finanzieri, verificando il corretto adempimento delle prescrizioni della normativa ambientale, hanno riscontrato l’anomalo caso relativo allo scarico delle acque reflue prodotte dal paese di Butera che, seppur apparentemente provvisto di impianto di depurazione, continua a scaricare i liquami all’interno di un canalone che li convoglia direttamente verso il bacino del lago Comunelli. Si è quindi passati alla quantificazione del danno erariale: si è proceduto a sentire i soggetti interessati nella realizzazione dell’opera e quelli coinvolti nella erogazione del finanziamento della Regione; è stata sequestrata la documentazione all’Arpa, organo della Regione deputato all’erogazione e al controllo del finanziamento stesso. Le fiamme gialle hanno così accertato che la progettazione dell’opera, risalente al lontano 1989, aveva avuto diverse correzioni e rielaborazioni per essere adeguata alle prescrizioni di volta in volta imposte dalla Regione, e ritenute necessarie per poter eccedere al finanziamento finale. 

A seguito dell’aggiudicazione dei lavori, la somma finanziata era stata rideterminata in 3 milioni 812mila euro a causa del ribasso d’asta offerto dall’Associazione temporanea d’imprese aggiudicataria. Alla luce delle tante anomalie riscontrate e del mancato utilizzo dell’impianto, sono stati denunciati per responsabilità erariale i rup pro tempore, il progettista e direttore dei lavori, i legali rappresentanti delle imprese riunitesi nell’Ati esecutrice dei lavori, il collaudatore tecnico-amministrativo dei lavori, il responsabile del settore tecnico pro tempore del Comune di Butera, i sindaci pro tempore del Comune di Butera, i funzionari della Regione Siciliana pro tempore ed in particolare, il dirigente dell’ispettorato regionale tecnico e i dirigenti del dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti.

Il danno complessivo è stato quantificato in 8 milioni 322mila euro, di cui 4 milioni 621mila sono le somme effettivamente erogate dalla Regione al comune di Butera, incrementate della rivalutazione in base agi indici Istat e dei relativi interessi legali. La restante parte è la stima dei mancati ricavi per lo stesso Comune che sarebbero potuti derivare in tutti questi anni dalla vendita, per fini irrigui, dell’acqua trattata dal depuratore. L’amministrazione aveva infatti stipulato una convenzione con il consorzio Sviluppo delle Produzioni Agricole di San Cataldo. I finanzieri hanno stimato che, se il depuratore fosse entrato in funzione, il Comune avrebbe ricavato circa tre milioni 700mila euro dalla vendita dell’acqua.

Salvo Catalano

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