Un incontro per manifestare il proprio dissenso verso la Buona scuola, il disegno di legge che intende cambiare l’Istruzione italiana. A organizzarlo, questa mattina davanti al Provveditorato agli studi di Catania, è stato un coordinamento catanese che raggruppa varie professionalità del comparto scolastico. «Una riforma improponibile, l’ennesima beffa», è il pensiero della decina circa di presenti, tra insegnanti e personale tecnico amministrativo, sulle linee guida del disegno di legge sostenuto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla ministra Stefania Giannini.
«Il ddl deve essere ritirato, distrugge ogni possibilità di avere una scuola pubblica di un certo livello», afferma senza mezze misure Nino De Cristofaro, titolare della cattedra di Storia e filosofia del liceo Boggio Lera e iscritto ai Cobas Scuola. «Se gli insegnanti precari non verranno assunti, anche il prossimo anno scolastico inizierà nel caos più totale», conclude. «Posso assicurare che anche gli studenti e il personale Ata sono in agitazione», afferma il professore dell’istituto tecnico Archimede di Catania Mario Spampinato. Che aggiunge: «Dalla nostra parte ci sono anche molti dirigenti scolastici che, nonostante ricevano diverse deleghe dal ddl, devono fare i conti con l’obbligo di rotazione delle sede di lavoro ogni sei anni».
Secondo Luca Cangemi, insegnante di sostegno all’istituto Lombardo Radice, il passo peggiore della riforma è che «il governo avrebbe carta bianca sul comparto del sostegno e questo rischia di creare una discriminazione tra gli alunni». «È vergognoso il ricatto che noi insegnanti precari dobbiamo subire da parte di Matteo Renzi quando dice che se la Buona scuola non passa saltano le centomila assunzioni annunciate e promesse», afferma Rita Carella che, passati oltre venti anni in giro tra le diverse scuole primarie, si definisce «precaria preistorica». Il timore è che «il governo approfitti della pausa estiva per fare passare il ddl senza consultarci», precisa l’insegnante.
«Siamo riusciti a bloccare gli scrutini nella città di Catania e in buona parte della provincia, non fermiamo la nostra lotta» afferma Angelo Sciuto, tra i membri del coordinamento che ha organizzato l’incontro di fronte al provveditorato. «Migliorare la scuola è necessario, ma la Buona scuola non è la riforma giusta. Sembra un piano industriale fatto dall’amministratore delegato di un’azienda». La prossima mossa della protesta sarà sedersi attorno a un tavolo e discutere di nuove proposte. Accadrà durante La notte bianca della scuola, conclude Sciuto: «Domani saremo in piazza Teatro Massimo a partire dalle 18.30 per parlare di quello che non va nella riforma e per avanzare le nostre idee».
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