Nella mattinata di oggi, a Marsala e Mazara del Vallo (Trapani), all’esito di un’articolata indagine, condotta nell’ambito dell’attività di contrasto al grave fenomeno della combustione di rifiuti, i carabinieri del comando per la tutela ambientale, coadiuvati da personale del comando provinciale carabinieri di Trapani, hanno dato esecuzione, su richiesta della procura della Repubblica di Marsala a due misure cautelari personali agli arresti domiciliari e a numerosi decreti di perquisizione e sequestro, emessi dal gip del tribunale di Marsala, su richiesta della locale procura, a carico di due imprenditori locali, padre 66enne e figlio 32enne, titolari di una società che opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
La procura procede per i reati di combustione illecita di rifiuti, realizzazione di discariche abusive, getto pericoloso di cose e inquinamento ambientale in concorso. I provvedimenti in questione traggono origine da una complessa e puntuale attività investigativa, convenzionalmente denominata Fuoco nell’ombra, condotta dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Palermo e avviata a seguito del fenomeno, particolarmente diffuso, degli incendi di rifiuti speciali pericolosi e non, nelle aree rurali delle contrade Borgo Rinazzo di Marsala e Borgo Montalto di Mazara del Vallo.
Le complesse indagini, condotte anche con l’ausilio di mezzi tecnici e avviate nel mese di gennaio a seguito di una serie di denunce in cui si descriveva lo stato di grave inquinamento ambientale, per la presenza di rifiuti combusti disseminati lungo tutto il territorio, hanno consentito di individuare quattro porzioni di aree agricole, interamente coltivate a vigneti, ricadenti nei Comuni di Marsala e di Mazara del Vallo ove, periodicamente e sistematicamente (con una cadenza di due volte per settimana), venivano smaltiti rifiuti speciali pericolosi e non (in prevalenza rifiuti derivanti da cantieristica navale, attività industriali, plastica, gomma) attraverso la loro combustione sul terreno, con conseguente emissione di sostanze gassose nell’atmosfera, che persistevano anche per più giorni consecutivi.
Gli indagati, padre e figlio, con l’ausilio di un loro collaboratore di nazionalità rumena, erano soliti, con il favore delle tenebre, effettuare le operazioni di illecito smaltimento dei rifiuti, solo dopo preventivi e accurati sopralluoghi delle aree individuate, finalizzati a verificare la presenza, in loco e lungo il tragitto, delle forze dell’ordine. Gli stessi automezzi che trasportavano i rifiuti erano preceduti da una staffetta, che si preoccupava di verificare l’assenza di qualsivoglia pericolo. Per ben 19 volte, gli eco criminali, con l’uso di liquido infiammabile, hanno combusto i rifiuti, quantificati in circa 380 tonnellate, con un illecito profitto, derivante dal risparmio dei costi da sostenere in caso di corretto smaltimento degli stessi, pari a circa 800mila euro.
Nel corso delle operazioni, i militari del Noe di Palermo hanno, inoltre, sottoposto a sequestro preventivo: due impianti di trattamento e recupero rifiuti; l’automezzo utilizzato per il trasporto dei rifiuti; l’autovettura utilizzata, quale staffetta, per il controllo del territorio; quattro aree interessate dagli illeciti smaltimenti e dalla successiva combustione dei rifiuti; alcuni beni di proprietà degli indagati (capannoni e carri gru per la movimentazione dei rifiuti). Il valore complessivo dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa un milione e 650mila euro.
(Fonte: comando provinciale dei carabinieri di Trapani)
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