Nuovi risvolti nell’inchiesta Brotherood, collegata all’operazione eseguita dalla guardia di finanza etnea che, a giugno dello scorso anno, ha portato in manette sei persone tra cui Aldo Ercolano, figlio di Sebastiano e cugino dell’omonimo boss implicato nell’assassinio del giornalista Giuseppe Fava. Questa mattina la quinta sezione penale del tribunale di Catania ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti dell‘avvocato catanese Antonino Drago e di Antonino Finocchiaro per il reato di estorsione. I fatti sono emersi in seno alle indagini che portarono alla sbarra colui che in quel momento era ritenuto reggente della famiglia Ercolano, inchiesta che ha messo in luce gli stretti legami fra esponenti della massoneria e Cosa nostra. In quell’occasione furono ricostruiti diversi episodi estorsivi gestiti direttamente da Aldo Ercolano, grazie anche alle dichiarazioni di alcune delle vittime del pizzo.
I loro nomi, con molta probabilità, erano già entrati nel registro degli indagati insieme ad altre sette persone, tra cui cinque colletti bianchi. Sulla loro identità, a giugno scorso, la procura aveva mantenuto il massimo riserbo ma era emerso chiaramente che tra di loro c’erano anche due avvocati del foro etneo, indagati per usura, estorsione e turbativa d’asta aggravata dalle modalità mafiose. Quest’ultimo reato è lo stesso per cui è indiziato anche un funzionario della banca Unicredit. Al centro dell’inchiesta ci sono aste giudiziarie manovrate, controlli per l’aggiudicazione di appalti, estorsioni e un’attività di recupero crediti dietro il pagamento di compensi.
I locali finiti nel mirino del giro di estorsioni scoperto dagli inquirenti sono stati i ristoranti Miseria e Nobiltà di Mascalucia e Il Vicolo Pizza & Vino di Catania. «Nel primo esercizio il pagamento è avvenuto – spiegava il comandante provinciale della guardia di finanza Roberto Manna – mentre nel secondo caso abbiamo avuto un’estorsione tentata». A occuparsi di tutto sarebbe stato Ercolano, con l’aiuto di Giuseppe Finocchiaro, suo uomo di fiducia anch’egli finito in manette. Le modalità venivano descritte nel corso di alcune intercettazioni registrate dagli investigatori: «Tu invece fai così … te ne accucchi 500 … nel frattempo … passano sei mesi…. ..ne accucchi 500 … – spiegava uno degli arrestati – prendi questi soldi … prendi un salvadanaio di latta e li metti dentro…non lo devi toccare…».
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