Bronte, basalti colonnari d’interesse nazionale L’esperto: «Colate laviche da fare conoscere»

Un ambiente geologicamente unico e suggestivo riconosciuto come geosito di interesse nazionale. Si tratta dei basalti colonnari presenti lungo il fiume Simeto, nella zona all’estremo Sud del territorio del Comune di Bronte. L’area, che si trova in contrada Barrili e si può raggiungere percorrendo la strada provinciale 211, ha ricevuto l’autorizzazione al riconoscimento nei giorni scorsi, dopo un faccia a faccia che si è tenuto a Palermo, nella sede dell’assessorato al Territorio e ambiente. Specialisti e burocrati si sono seduti attorno a un tavolo per analizzare e valutare la consulenza tecnica presentata dal geologo e vulcanologo Carmelo Ferlito e dall’ingegnere Roberto De Pietro. «La relazione è stata discussa con il comitato scientifico ed è stata accolta favorevolmente – spiega Ferlito -. Adesso bisognerà aspettare il decreto regionale per avere l’ufficialità definitiva».

Ma cosa cambia con questo riconoscimento? L’area diventerà una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, con il divieto di interventi per alterarne l’aspetto. «Non sarà possibile costruire vicino ma il punto principale, oltre alla tutela, è la promozione – ci tiene a precisare Ferlito – Il Comune di Bronte diventerà formalmente l’ente gestore». L’amministrazione adesso sarà chiamata a promuovere le rocce dalla caratteristica e casuale forma prismatica. «I prismi colonnari del corpo lavico sono molto belli esteticamente», aggiunge il vulcanologo. «In particolare durante il pomeriggio, quando il sole tramonta», gli fa eco De Pietro. E adesso potrebbero diventare fruibili anche ai turisti e agli appassionati di geologia. «Il riconoscimento significa anche voler sensibilizzare le istituzioni per riuscire a promuovere l’area».

Il sito si estende sulla sponda del fiume per una lunghezza di un chilometro e mezzo con le pareti che raggiungono un’altezza di 50 metri. Alla base si trovano inoltre diversi spezzoni di colonne prismatiche che si sono distaccate per l’erosione. «Questa tipologia di basalti è davvero rara nel bacino del mar Mediterraneo – analizza De Pietro – basti pensare che in Sicilia ci sono meno di 20 siti di questo genere e altri esempi si trovano nell’isola di Pantelleria e in Sardegna». Due anni fa, la questione della tutela si era posta, sempre nel Catanese, per le formazioni laviche della Timpa di Acireale. Minacciate da un intervento di messa in sicurezza che avrebbe stravolto il paesaggio e invece anch’esse diventate geosito. Nello specifico, rispetto alla roccia che si affaccia sul mar Ionio, i basalti brontesi hanno una caratteristica: «Sono certamente i più spettacolari e particolari con una forma prismatica disposta sia in verticale che in orizzontale».

Dario De Luca

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