Una bottiglia di olio extravergine siciliano al parlamento europeo. L’ha portata oggi, durante la seduta plenaria dell’organo di Strasburgo, il deputato del Movimento cinque stelle, Ignazio Corrao. «In Sicilia, così come in tante regioni del Mediterraneo – ha dichiarato Corra – l’agricoltura produce eccellenze straordinarie. Dal pomodoro di Pachino, alle arance di Ribera e della piana di Catania e anche questo meraviglioso olio d’oliva extravergine. E quindi l’Unione Europea cosa fa? Al posto di tutelare le produzioni di eccellenza, tenta di devastarle». Un gesto di protesta contro la proposta della commissione che autorizza l’immissione sul mercato europeo di 35mila tonnellate di olio tunisino senza dazio, in aggiunta alle attuali 56mila tonnellate, già previste dal 1995. Il tutto per due anni, dal 1 gennaio del 2016 al 31 dicembre 2017, per aiutare l’economia del Paese nordafricano minacciato dal terrorismo. Il progetto, che spaventa i produttori siciliani, ha già ricevuto il via libera dalle due commissioni competenti, Agricoltura e Commercio, ed entro febbraio dovrà essere votato dall’aula.
È per questo che il siciliano Corrao, che già in passato aveva espresso la sua contrarietà, ha deciso di prendere la parola a Strasburgo, nonostante nella seduta odierna il tema non fosse all’ordine del giorno. «L’Europa, memore dell’esperienza oltremodo negativa del trattato Ue-Marocco sul comparto alimentare, ha ben pensato di proporre l’aumento di altre 35mila tonnellate di olio d’oliva proveniente dalla Tunisia». Quindi si è rivolto ai deputati dei Paesi mediterranei che fanno parte dei due principali gruppi, Il Partito popolare e il Partito socialista, soprattutto ai colleghi italiani del Partito democratico. «La domanda che voglio fare è molto semplice – ha detto -. Se voi non siete in grado di difendere le vostre tipicità, se non siete in grado di bloccare queste oscenità, vuol dire che qui venite soltanto a fare numero, solo per l’indennità».
Ma non tutti i deputati siciliani hanno accettato passivamente la volontà della maggioranza dei due partiti. In commissione Agricoltura, ad esempio, Michela Giuffrida, catanese del Pd, ha votato no e lavora al riconoscimento del marchio Igp per l’olio siciliano, mentre altri colleghi hanno provato invano a modificare la proposta, forse coscienti dei rapporti di forza in Parlamento. «Purtroppo – ha spiegato Giuffrida a MeridioNews – questa proposta passerà non perché ci sono ordini di scuderia a cui obbedire, ma perché ogni parlamentare rappresenta il proprio territorio e il danno lo subiranno soprattutto i produttori siciliani e i pugliesi».
I produttori siciliani sono sul piede di guerra. «Si fanno gli accordi bilaterali di libero scambio, ma l’agricoltura delle regioni del Sud resta il muro basso a cui appoggiarsi – ha commentato Giovanni Selvaggi, produttore catanese e responsabile del settore olivicolo di Confagricoltura Sicilia -. La Tunisia esporta prodotti agricoli e compra frigoriferi, condizionatori, servizi, terziario insomma. E la nostra agricoltura che ci guadagna? Questo accordo – aggiunge – non penalizza l’Europa, ma la Sicilia e il Meridione».
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