Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Mili, Walter E. Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, tutti morti nella strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, sono da ieri visibili alla città di Catania, ritratti su una grande parete del carcere di piazza Lanza, alle spalle dell’ingresso principale. Pronto da alcuni giorni e coperto da dei lenzuoli, il nuovo murales di Addiopizzo Catania che ricorda il ventennale della strage di via D’Amelio è stato ieri inaugurato. «Questo luogo è simbolico sia perché è un carcere sia perché il murales si trova proprio di fronte a una scuola media. Un simbolo per non dimenticare» afferma Antonio Barbagallo, meglio conosciuto come Anc e autore di questa nuova impresa a un anno di distanza dal murales dedicato al giudice Giovanni Falcone e alla sua scorta realizzato sul viale Ulisse. «Abbiamo avuto qualche difficoltà, lavorare con il caldo non è per nulla facile ma, alla fine, abbiamo portato a termine il lavoro» continua. Presenti all’inaugurazione anche il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli e Luciano Traina, fratello di Claudio.
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«Abito qui vicino e passo ogni giorno davanti al carcere, come migliaia di catanesi – dichiara il sindaco davanti al murales – Sono felice di quest’opera che in questo punto avrà una grandissima visibilità». Mentre Luciano Traina, nel corso della conferenza stampa tenutasi all’interno della vicina scuola media superiore Archimede, ha parlato dell’agenda rossa del magistrato scomparsa proprio quel 19 luglio. «Spero che la verità sull’agenda rossa esca fuori, i tempi stanno cambiando» afferma. Traina ha poi espresso la sua solidarietà al giudice Roberto Scarpinato, procuratore generale di Caltanissetta che, nel corso della commemorazione della strage di via D’Amelio a Palermo, ha espresso parole critiche nei confronti di «personaggi dal passato equivoco che siedono su palchi delle autorità». E che per questo ha ricevuto da un membro laico del Csm – in quota Pdl – la proposta di aprire una pratica nei suoi confronti per per incompatibilità ambientale e funzionale.
«Questo murales rappresenta un pezzo del progetto un muro contro la mafia» ha dichiarato il presidente di Addiopizzo Catania Totò Grosso. Il giovane presidente si augura che «con queste opere i giovani riescano a prendere coscienza del proprio passato e di chi ha dato tanto per la loro terra». E i pezzi del puzzle, disegnati sul muro del carcere, stanno a significare che quest’opera non sarà l’ultima.
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