Sono passati 26 anni dalla strage di via D’Amelio, ma il ricorso sembra essere sempre vivo nelle tante persone che partecipano alle manifestazioni organizzate ogni anno per il 19 luglio. Anche quest’anno il comitato direttivo centrale dell’Anm ha visitato prima la tomba del giudice al cimitero di Santa Maria di Gesù, poi il Giardino della memoria di Ciaculli, infine ha incontrato in forma privata la famiglia di Borsellino. «È un patrimonio inestimabile quello che ci ha lasciato il nostro collega Paolo – dice il presidente Francesco Minisci – un’eredità che non vogliamo disperdere. Per noi magistrati che ci siamo formati successivamente alle stragi del ’92 e che abbiamo scelto di intraprendere questo lavoro perché volevamo essere uomini dello Stato dopo le stragi, è un motivo di orgoglio e privilegio poter indossare la stessa toga di Borsellino e Falcone». Con Minisci ci sono anche Luca Palamara, membro del Consiglio superiore della magistratura; Gioacchino Natoli, ex presidente della Corte di Appello di Palermo; Alessandra Camassa, presidente del Tribunale di Marsala; Angelo Piraino, consigliere della Corte di Appello di Palermo, e Luana D’Amato, sovrintendente della polizia di Stato.
Grande commozione ha suscitato il messaggio letto da don Cosimo Scordato alla fine della messa scritto dalla piccola nipote del magistrato ucciso 26 anni fa, figlia di Manfredi, secondogenito di Borsellino. «Caro nonno – recita il bigliettino accompagnato dal disegno di un cuore – mi dispiace per il 19 luglio 1992. Certo se tu fossi vivo avresti capito quanto ti coccolerei. Ti voglio bene. La tua nipotina Fiammetta Borsellino». Il parroco durante la funzione religiosa ha citato anche alcuni episodi della vita del magistrato, solito frequentare la parrocchia di San Saverio all’Albergheria. «Quando assisteva alla messa – dice don Cosimo – era quasi una presenza invisibile, si metteva in ginocchio in segno di dedizione nei confronti del Signore». Il sacerdote ha poi indicato ai fedeli una statuetta della Madonna donata alla chiesa del quartiere dell’Albergheria da Agnese Borsellino, la moglie defunta del magistrato, a nome della famiglia, sistemata nel lato destro della chiesa.
«Ci sono molti momenti per ricordare. Lo abbiamo fatto ieri in via D’Amelio dove mia nonna ha piantato un albero d’ulivo – dice Fiammetta, la figlia minore di Paolo Borsellino – E lo stiamo facendo adesso, questa mattina in chiesa partecipando alla cerimonia religiosa» lasciando intendere che non prenderà parte ad altre cerimonie ufficiali in giornata. Intanto via Mariano D’Amelio, 26 anni dopo la strage che uccise il procuratore aggiunto e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, si è trasformata in un campus per bimbi con attività ricreative, giochi, letture con l’iniziativa ”Coloriamo via D’Amelio”. Centocinquanta bambini di sei scuole hanno partecipato anche a laboratori nell’ambito del progetto ‘Lo sport è un diritto per tutti’. Con in bambini ci sono anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il sindaco Leoluca Orlando, e Rita Borsellino. «Verità e giustizia – sottolinea il ministro – sono valori importanti per la vita dell’uomo. A questi si aggiunge la ricerca della libertà personale. Ricordiamo oggi questa tragedia che ha un valore simbolico forte che vuole trasmettere ai ragazzi dei valori importanti. La scuola vuole trasmettere anche valori legati a quel senso etico e di partecipazione che oggi sono da ricercare individualmente e collettivamente».
Anche il plenum del Csm ieri ha dedicato un momento alla commemorazione della strage. «Il ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio è segnato dall’avvio dell’istruttoria della prima commissione del Csm dopo gli esiti del processo Borsellino quater a Caltanissetta – dice Giovanni Leghini, vicepresidente – E dall’invio degli atti anche al procuratore generale della Cassazione. È presumibile che potremo solo curare la prima fase dell’istruttoria, di cui si caricherà il prossimo Consiglio».
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