«Idoneo ma non assegnatario». Una formula che nelle graduatorie pubblicate dall’Ersu per l’assegnazione delle borse di studio è sempre più frequente. Nei giorni scorsi l’Ente regionale per il diritto allo studio di Catania ha pubblicato le graduatorie per il biennio 2020-2021 provocando l’indignazione del Movimento autorganizzato e Federazione gioventù comunista che lamentano una diminuzione di fondi corrispondente all’erogazione di 354 borse di studio in meno rispetto all’anno precedente. «Si è passati da 5153 borse erogate l’anno scorso a 4799 attuali», è la posizione dei movimenti. In effetti, le somme impegnate quest’anno dall’Ente sono pari a 14 milioni e mezzo di euro: ovvero due milioni in meno rispetto all’anno precedente, quando la cifra messa a disposizione ammontava a 16 milioni e mezzo di euro. «Confidiamo – spiega a Meridionews il dirigente per le borse di studio Ersu Giovanni Spampinato -, di implementare le borse quando arriveranno i contributi».
Circostanza, questa, già annunciata dall’Ente regionale in occasione della pubblicazione delle graduatorie. «Ulteriori ampliamenti, che l’ente auspica possano trovare applicazione, saranno possibili a seguito di eventuali trasferimenti da parte del fondo integrativo nazionale e altri contributi straordinari», si legge sul sito dell’ente regionale. «Il mero auspicio non è sufficiente – replicano le associazioni -, chiediamo lo stanziamento immediato dei fondi necessari a garantire l’erogazione delle borse a tutti gli idonei non beneficiari». A insospettire i movimenti c’è l’aumento delle iscrizioni pari al 20 per cento e questo comporta, con riferimento ai contributi versati per il diritto allo studio, un maggiore introito anche per la Regione. «Come è possibile – si chiede Ruggero Caruso del Fronte gioventù comunista – che a fronte di maggiori contributi per il diritto allo studio corrisponda una diminuzione di borse di studio?». Un controsenso che per Fgc «non è accettabile». Anche in considerazione dell’aumento della percentuale di studenti idonei a ricevere le borse ma non beneficiari per mancanza di fondi, che passa dal 67 per cento dell’anno precedente all’attuale 52 per cento. «Solo il 41 per cento degli idonei iscritti al primo anno riceverà la borsa di studio – commenta Caruso -, mentre uno studente idoneo su tre iscritto ad anni successivi al primo non vedrà un euro».
Ma se si prova a chiedere all’Ersu il motivo per cui i fondi impegnati sono diminuiti di due milioni e mezzo rispetto al precedente anno accademico, comportando una riduzione nell’assegnazione dei contributi economici, non si ottengono troppi dettagli. «Avevamo solo questa disponibilità», sostiene Spampinato. «Il nostro obiettivo è riuscire a soddisfare al massimo la platea, non abbiamo idea se arriverà o meno un contributo emergenziale per la pandemia – ammette il dirigente -, bisogna considerare anche che abbiamo registrato più richieste rispetto all’anno scorso». Un aumento che, per la verità, è pari a mille domande di assegnazione. «Siamo passati da 8mila richieste dell’anno precedente a 9mila», sostiene Spampinato. In soldoni, per l’Ersu, mille richieste in più e due milioni in meno hanno comportato l’assegnazione di oltre 350 borse in meno rispetto all’anno accademico 2019/2020. Abbiamo provato a contattare l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla per chiedere ragione delle riduzioni ma «non può rilasciare dichiarazioni», è stata la risposta dell’ufficio stampa. «Siamo di fronte a una situazione inaccettabile – ribadisce Caruso -, soprattutto in un momento di forte crisi economica come questo, che mette ancora più in difficoltà gli studenti che non possono sostenere autonomamente tutti i costi derivanti da un percorso di studi all’università».
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