Boom del Popolo della famiglia a Gela con l’8,5% Merito di un insegnante d’inglese neocatecumeno

Se il resto degli italiani avesse fatto come i gelesi, oggi parleremmo di un successo degno delle prime pagine nazionali, con tanto di sfida lanciata a Silvio Berlusconi e sorpasso netto su Giorgia Meloni. Solo che a Gela ci sono soltanto 71 delle oltre 61mila sezioni elettorali sparse per il Paese e dunque per Mario Adinolfi, il leader del Popolo della famiglia, non resta che mettere in bacheca l’8,75 per cento di consenso conseguito nella città del golfo, a fronte di un decisamente più misero 0,43 per cento a livello nazionale. «L’avanzata così enorme di Salvini prosciuga tutti, anche il PdF che paga però un prezzo minore di altri e riesce anzi a sopravanzare CasaPound nello speciale campionato tra piccoli», è la riflessione di Adinolfi. Che poi se la prende con l’ex ministro Mario Mauro, fondatore dei Popolari per l’Italia. «Senza l’inutile lista di disturbo di Mario Mauro avremmo agevolmente confermato il risultato delle Politiche», assicura Adinolfi, che nel 2017 ambì a diventare segretario del Partito democratico.

A badare poco agli screzi da decimali è invece il 51enne Fabio Nalbone, protagonista dell’exploit a Gela. Con 1.814 preferenze, Nalbone, che di mestiere fa l’insegnante di inglese, è arrivato soltanto terzo tra i candidati del Popolo della famiglia nella circoscrizione Isole, ma nonostante ciò è il suo nome a saltare agli occhi: a Gela – dove i voti per lui sono stati 1.324 – ha trainato la lista ben sopra la soglia di sbarramento, superando anche Fratelli d’Italia. «Ho fatto campagna elettorale soltanto l’ultima settimana e senza social network. Non ho Facebook né Twitter – dichiara il 51enne a MeridioNews -. Ho usato whatsapp, informando i miei contatti che anche io ero in lista. Ma sa che ho scoperto? Diversi messaggi non sono stati ricevuti, peccato, altrimenti avrei fatto ancora meglio».

Padre di quattro figli, di cui uno nominato alfiere del lavoro per essere stato tra i migliori 25 studenti d’Italia, Nalbone sembra avere tutti i tratti del candidato ideale del partito di Adinolfi. A partire appunto dalla numerosa prole. «Il reddito di maternità è una nostra battaglia che verrà discussa in Parlamento perché sono state raccolte le firme necessarie a presentare la proposta di legge – sottolinea il 51enne -. Vogliamo che vengano dati mille euro a figlio fino al compimento dell’ottavo anno, e arrivati a quattro scatta il vitalizio. Siamo un Paese troppo vecchio, poco abituato alla cooperazione e per ripartire bisogna puntare sulle famiglie, iniziando col fare figli».

Ma da dove vengono i voti per Nalbone? «Sono conosciuto in città ma non saprei indicare una sola fonte. Evidentemente sono voti alla persona – prosegue l’insegnante -. Sono molto impegnato come accompagnatore degli studenti in viaggi studio all’estero, ma sono anche molto religioso e ho intrapreso il cammino neocatecumenale. Ci riuniamo e leggiamo il vangelo». La campagna elettorale però sembra non aver riguardato le aule in cui ogni giorno insegna. «Al mio comizio ho visto appena due 14enni, si figuri. E quando è venuto Adinolfi non c’era neanche uno studente», tiene a precisare Nalbone.

Al di là della soddisfazione personale, resta il fatto che per sperare di portare al centro della discussione politica i temi cari al Popolo della famiglia passi da fare ce ne sono ancora molti da fare. E c’è chi, guardando i dati delle Europee, potrebbe affermare che per ora il porno è salvo. «Si fa spesso ironia su questo punto del nostro programma, ma la verità è che oggi a potere fruire di questi contenuti possono essere potenzialmente anche dei bambini – commenta Nalbone -. Noi chiediamo che venga introdotta una norma che preveda la necessità di dichiarare la maggiore età. Se no rischiamo che passino messaggi deviati. Introdurre l’educazione sessuale a scuola? Sarei favorevole». Anche se i distinguo non tardano ad arrivare: «Andrebbe spiegata la sessualità naturale, cioè che i figli nascono dall’unione tra uomini e donne». 

Simone Olivelli

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