«La legge sulla privacy non lo consente. È anzi espressamente sottolineato come i dati riguardanti questo tipo di provvedimento vadano pubblicati aggregati e non disaggregati, garantendo la privacy dei singoli lavoratori». Così il Comune di Catania ha risposto alle obiezioni dell’associazione nazionale dei consumatori Codici che da oltre un mese chiede di conoscere i nomi dei 75 dipendenti comunali che hanno ricevuto 764mila 607,81 euro come incentivi. «Non appare credibile la storia della privacy come giustificazione alla scelta di inviare una lista con i nomi e i cognomi dei beneficiari cancellati», replica Manfredi Zammataro, segretario regionale dell’associazione. Secondo l’ex consigliere comunale, «basta dare una rapida occhiata alla legge sulla trasparenza (dlg. 33/2013) per rendersi conto che la norma dice altro da ciò che sostiene il Comune».
Zammataro sostiene che la difesa dell’amministrazione, diramata attraverso un comunicato stampa, «è un collage di dati e di notizie errate con il rischio di generare confusione nei lettori sul fatto e sulle cifre che ruotano attorno a questa vicenda dai contenuti omissati». E, prosegue il rappresentante dell’associazione, «il Comune di Catania ha invocato il diritto alla privacy solo per questo provvedimento e non per gli altri. Come mai? Di chi sono i nomi dei soggetti in questione?», chiede. Come già annunciato ieri, «la discussione si sposterà nelle sedi preposte dove lultima parola spetterà allautorità giudiziaria e allautorità nazionale Anticorruzione quali unici organi autorizzati a decidere se abbiamo ragione o meno a pretendere che i cittadini sappiano senza censure i nomi e i cognomi di coloro che hanno percepito i 700mila euro».
«Ad oggi lunico dato certo è che il Comune di Catania non vuole far conoscere a chi sono andati i 700mila euro di soldi pubblici provenienti dalle tasse dei catanesi. Il resto – conclude Manfredi Zammataro – è chiacchiericcio».
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