Bonifici Amt, parla l’ex liquidatore Giuseppe Idonea «Atto gravissimo, Bianco spieghi se sapeva o meno»

Giuseppe Idonea, ex commissario liquidatore dell’Amt, defenestrato politicamente dall’amministrazione Bianco – che lo accusava di aver pagato con i soldi dell’azienda alcuni consulenti privati – ha ascoltato come tanti altri catanesi le parole del consigliere Manlio Messina. Che ieri sera, in consiglio comunale, ha denunciato due bonifici da 25 e 17 milioni di euro, inviati dai conti della cosiddetta vecchia Amt a quelli del Comune di Catania. Una rivelazione che piomba sull’amministrazione guidata da Enzo Bianco per la quale, secondo Messina, si profilano azioni legali di tipo penale per aver violato il decreto legge 35 che vieta di spostare senza comunicazione i fondi di una partecipata in liquidazione. «Ecco spiegato uno dei motivi per il quale sono stato rimosso – dice Idonea in un lungo dialogo con MeridioNews – Io non avrei mai toccato quei soldi».

Idonea, cosa pensa di questi bonifici di cui ha parlato Manlio Messina?
«Il Dl 35 prima e il 66 dopo parlano chiaro e dicono che questi soldi non si potevano toccare, se non per questioni relative alla liquidazione. Se, come ho appreso stasera (ieri per chi legge, ndr), sono stati spostati verso la tesoreria comunale, sono entrati dentro un calderone dove è difficile capirci qualcosa. La legge prevede infatti che, prima di qualsiasi spostamento, i fondi debbano passare per un conto già acceso presso la Banca d’Italia. Ma non solo. La liquidazione deve prima essere approvata dal Consiglio comunale, cosa che non è ancora stata fatta». 

Lei pensa che possa esserci qualche legame tra questo spostamento e la sua rimozione dall’incarico? 
«Io ho fatto una conferenza stampa, ho detto che non avrei pagato nulla che non fosse previsto e certificato nel documento esitato dal tecnico incaricato per la liquidazione. Non avrei pagato altri debiti. Qualcuno, l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando, mi ha detto invece di pagare delle cose, come ad esempio il debito Iribus, ma io dissi di no. Ora è palese, come denuncia Messina, che quando hanno chiesto a questo nuovo commissario liquidatore di spostare 43 milioni, lui l’ha fatto. Fate voi i vostri ragionamenti».

Come mai questo spostamento si scopre solo ora? 
«Appare evidente che gli organi preposti al controllo non hanno controllato nulla o non hanno visto. Di questo si dovrebbero occupare i revisori dei conti di Amt, ma a quanto pare, sempre secondo Messina, non lo sapevano. Vorrei ricordare a tutti che esiste una questione sulla competenza esclusiva del Consiglio comunale a cui spetta l’ultima parola su qualsiasi decisione. Se invece consideriamo che ancora non sono pervenuti, se non tramite la stampa, i bilanci 2012 e 2013, come l’hanno chiusa questa liquidazione? Se anche arrivasse in consiglio, ormai il danno si è già consumato: se i creditori attendono soldi dall’Amt, da quale conto corrente li pagheranno?». 

Inesperienza o colpa? 
«Sono stati avventati. Il nuovo commissario Roberto Giordano è un dipendente quindi deve eseguire gli ordini. Io una cosa del genere non l’avrei mai fatta e infatti sono diventato “persona non gradita”. La prima cosa che avrei fatto è chiedere un parere alla Corte dei conti, alla Procura e all’Anticorruzione. Non avrei mai spostato soldi in un conto non Amt. Che poi i revisori non sappiano nulla è un fatto gravissimo. Perché il commissario liquidatore non si è rivolto al Consiglio prima di fare una cosa del genere?».

Cosa deve fare il Comune ora? 
«Come denuncia il consigliere Messina, sicuramente è la cosa più grave avvenuta finora. Il commissario è stato nominato da Enzo Bianco in persona, anche se spetterebbe al Consiglio comunale nominarlo insieme ai revisori. Per cui sia il sindaco che gli altri soggetti titolari di competenze in merito e deleghe dovranno spiegare se sapevano o meno. E, in quest’ultimo caso, perché non ne avevano conoscenza ed eventualmente perché non hanno vigilato».

Secondo lei è più grave il profilo giuridico, con la minaccia del consigliere Messina di rivolgersi alla Procura, o la questione politica, sollevata da Sebastiano Arcidiacono, dei presunti conti in rosso Amt usati come «ricatto» per fare votare il bilancio al Consiglio
«Entrambe sono gravissime. Procura di Catania, Corte dei conti e Anac dovranno valutare le conseguenze giudiziarie. Sotto il profilo politico, quando Arcidiacono dice che sono stati ricattati, dice la verità. Era una coercizione politica e, come ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio comunale, hanno mentito perché i soldi li avevano in cassa. Credo sia venuta a mancare totalmente la fiducia tra Consiglio e giunta».

Su questa questione può cadere la giunta Bianco?
«Potrebbe succedere qualsiasi cosa. Non mi occupo di politica, ma certo che questa, per dirla alla Camilleri, è una gran malafiura».

Mattia S. Gangi

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