Bonifici Amt, commissione richiede tutti i movimenti bancari Massimo Rosso: «Distratto è chi non legge con attenzione»

Volano gli stracci a palazzo degli Elefanti. La querelle sui bonifici milionari versati da conti della vecchia Amt in quelli del Comune, aperta ieri sera in Consiglio comunale da Manlio Messina, sembrerebbe infatti assumere i connotati di una vera e propria guerra di cifre e movimenti bancari. Che ha fatto venire i «capelli bianchi», come commentava l’assessore Saro D’Agata in aula, anche ai funzionari della Tesoreria e della Ragioneria generale, intervenuti direttamente nella questione, dopo essere stati tirati in ballo da più parti. Ma non solo. Prima di tutto, senza scendere nelle questioni prettamente giuridiche, ha scaldato gli animi dei consiglieri comunali, «costretti» a votare il rendiconto 2015 in fretta e furia per non lasciare dipendenti e cooperative senza stipendi. Causa le casse vuote della vecchia Amt, che forse non erano così vuote.

Una decisione presa sotto impulso dell’amministrazione, ora rimessa in discussione prima di tutto dalla commissione Bilancio del Comune che, formalmente, ha chiesto alla Tesoreria di avere accesso a tutti i movimenti bancari del periodo compreso tra fine luglio e gli inizi di agosto. «Ho esortato l’assessore D’Agata a smentire, purtroppo non l’ha fatto e come commissione abbiamo deciso di procedere in questo modo – spiega il vicepresidente vicario Sebastiano Arcidiacono a MeridioNews – Qualora fosse come pare, è evidente che sia stato condizionato il voto di tantissimi consiglieri, che hanno ricevuto pressioni da parte dei dipendenti e dei sindacalisti sia fuori che dentro l’aula». 

Proprio Arcidiacono, solitamente istituzionale, non appena saputa la notizia dal collega di Fratelli d’Italia, ha subito chiesto spiegazioni alla giunta. In modo definito «sopra le righe» da un accalorato assessore Saro D’agata. «Non siamo in un bar dove si possono sparare certe boutade – commenta Arcidiacono – Io credo che D’Agata abbia fatto una  difesa d’ufficio e non conosca i fatti, perché non è assessore al ramo». E Arcidiacono continua parlando del rapporto di lealtà e credibilità tra amministrazione e consiglio comunale. «Se, pur di raggiungere un obiettivo, si cerca di manipolare con dichiarazioni e con date, se non false comunque forzate, credo che siamo all’epilogo della politica in senso lato – conclude -. Io comunque stento a crederci finché non vedo l’estratto conto». Incredulità anche da parte del presidente della commissione Bilancio Enzo Parisi che commenta laconico«Prima di parlare voglio vedere le carte, non voglio credere che sia così semplice e così grave. Se così fosse, siamo stati presi in giro – conclude -, ci hanno detto che i dipendenti non potevano mangiare».

Contattato dalla nostra redazione l’assessore D’Agata, protagonista ieri del duello in sala consiliare, smentisce i dubbi. «Il Consiglio non ha subito nessuna pressione, se non quella prevista dal fatto che i trasferimenti dello Stato dipendevano dall’approvazione del rendiconto. Sono ancora convinto che Sebastiano Arcidiacono abbia usato espressioni che poco si confanno al suo ruolo, ma non credo sia rilevante. Bisognerebbe piuttosto verificare, e vi invito a farlo – conclude – se quanto affermato da Manlio Messina corrisponda a verità, vedrete che non è così». Il titolare del Bilancio, Giuseppe Girlando preferisce invece non commentare la vicenda.

E lascia spazio ai due protagonisti, il commissario liquidatore Roberto e il ragioniere generale, ex capo di gabinetto del sindaco, Massimo Rosso. «Chiunque abbia un minimo di competenza tecnica – scrive Rosso in una nota inviata alla stampa – sa che i 42 milioni di euro della bad company non sono “nelle casse del Comune”, ma bloccati nella competente tesoreria. Di distratto c’è soltanto chi ha letto le carte senza alcuna attenzione e solo con interessata faziosità». «Sventolare dei pezzi di carta urlando può anche servire a sollevare clamore, ma i numeri sono numeri e le leggi sono leggi. Poi ci sono le speculazioni politiche che però nulla hanno a che vedere con numeri e leggi – conclude – E su quelle non sta a me pronunciarmi». 

Anche il commissario Roberto Giordano si è espresso sul caso parlando di scelte volte al risparmio e di «affermazioni non vere». Prima di tutto «perché la vecchia Amt è una azienda municipalizzata, priva di personalità giuridica propria e di partita Iva, che fa dunque parte dell’ente Comune. Una bad company alla quale erano rimasti da pagare alcuni debiti di natura tributaria non trasferiti alla nuova Amt e attualmente in contenzioso con la prima udienza fissata nel secondo semestre del 2017. La liquidazione però deve avere un termine e, dopo aver definito la posizione creditoria e debitoria, era opportuno procedere alla chiusura del bilancio di liquidazione. Con la chiusura, infatti, si risparmia sui compensi e sulle spese di gestione».

Facendo poi riferimento alle parole dell’ex commissario Giuseppe Idonea, intervistato da MeridioNews, Giordano ha specificato: «Qualcuno ha poi affermato – aggiunge Giordano – che, essendo il sottoscritto un dipendente del Comune, anche da liquidatore della vecchia Amt avrei preso ordini dall’amministrazione. Un’affermazione ridicola, tanto più che la mia è stata un’azione del tutto trasparente: dal primo agosto scorso tutti gli atti relativi alla liquidazione sono depositati a Palazzo degli elefanti a disposizione degli uffici competenti per essere trasformati in una delibera dell’amministrazione che dovrà essere approvata dal Consiglio comunale».

Mattia S. Gangi

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