Blocchi, disagi anche a Giarre «Siamo alla frutta. Marcia»

Anche nella provincia etnea sono stati realizzati blocchi che creano disagio al traffico in entrata e in uscita dell’autostrada. A Giarre il presidio dei manifestanti è posizionato al casello autostradale di Trepunti e porta avanti la protesta – definita pacifica dai carabinieri della cittadina – dalla mezzanotte di ieri.

Alta l’adesione allo sciopero, «una manifestazione voluta anche da altri non appartenenti al settore dei trasporti», commenta Giancarlo Torrisi, autotrasportatore. «Catania, Messina e Palermo stanno facendo altrettanto, così come in Calabria e speriamo che lo sciopero si estenda velocemente nel resto d’Italia».

«Il primo giorno chi di dovere non ci presta molta attenzione, da domani cominceranno ad interessarsi. Lo sciopero diventerà pesante se non si avranno delle risposte e quando inizieranno a mancare le merci sugli scaffali – continua Torrisi – Non è giusto che gli errori degli altri, del Governo, li debba pagare la nostra categoria che fa impresa e che dà lavoro, perché nel nostro piccolo anche noi diamo lavoro». Qualcuno replica: «Alle persone non importa, fanno il pieno di carburante e stanno tranquilli» ma Torrisi ribatte: «Non c’è né la possibilità né la volontà per fare il pieno, siamo alla frutta, marcia per giunta».

Anche gli automobilisti, i pendolari soprattutto, condividono l’iniziativa. Rita, residente a Catania, insegna all’istituto Agrario di Giarre. Di ritorno da una mattinata di lezione, confessa di non aver potuto evitare di ritardare recandosi a lavoro: «Stamane, all’imbocco dell’autostrada, quando ho visto un ammasso di auto e mezzi pesanti fermi prima del casello di San Gregorio, pensavo di non poter transitare. Il blocco è stato più psicologico che reale, la polizia permetteva alle auto di passare. Arrivata a Giarre, non ho avuto grosse difficoltà all’uscita del casello». Le motivazioni dello sciopero per la docente sono sacrosante: «Lo sciopero è uno strumento importante e deve creare disagio – commenta Rita – è la nostra classe politica che ha permesso che si arrivasse a tanto. Quello delle accise sul carburante, poi, è un vecchio conto» conclude.

L’aumento delle accise sul carburante – e non solo – è percepito da tutti come un modo per fare cassa. «Ancora oggi i prezzi relativi all’aumento del gasolio, dell’autostrada e delle assicurazioni non sono ricadute sulla popolazione, ma vi ricadranno a breve – spiega Giancarlo Torrisi – quando saremo costretti ad aumentare i prezzi».

 

[Foto di Chiara Privitera e Angelo Musumeci]

Chiara Privitera

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