Birrificio Messina con i lavoratori ex Servirail «Abbiamo lottato insieme, non li lasciamo soli»

Sono trascorsi quasi cinque anni dalla protesta sul campanile del Duomo di Messina. Insieme a chiedere di avere un posto di lavoro, a giugno 2012, erano stati i dipendenti ex Servirail, e i lavoratori ex Triscele, poi divenuti Birrificio Messina. Oggi i quindici mastri birrai, che sono riusciti a realizzare il loro sogno, hanno raggiunto a piazza Cairoli i 25 lavoratori ex Servirail-ex Ecoindustria, che da settimane presidiano la più importante area di Messina. 

Lottano per il diritto al lavoro, che era stato loro promesso da Ferrovie dello Stato. Cinque primavere fa, la vertenza sembrava essersi chiusa con l’impegno di Fs a ricollocarli. Ma solo la metà di loro, dopo due anni di lavoro negli appalti, è stato assorbito nel gruppo Fs. Per i 25 ex Ecoindustria, dal primo gennaio 2015, è scattata la mobilità e adesso sono senza lavoro. «Siamo accanto a loro oggi come cinque anni fa – spiega Mimmo Sorrenti, presidente del Birrificio Messina -. Noi abbiamo lottato e oggi possiamo dire di aver vinto la nostra battaglia per poter lavorare. Loro stanno ancora lottando, non li lasciamo da soli. Siamo certi che nemmeno i messinesi lo faranno». 

In queste settimane in tanti si sono recati a firmare il registro che si trova sul banchetto. Il primo è stato il neo arcivescovo Giovanni Accolla. C’è invece chi ha imbracciato la chitarra che tiene compagnia ai lavoratori durante il presidio, come il sindaco Renato Accorinti, qualche consigliere comunale o semplici cittadini. Chi ha cantato per dare loro sostegno. 

Gli ex Servirail, dal canto loro, chiedono il rispetto degli accordi e la ricollocazione occupazionale all’interno del gruppo delle ferrovie. Oggi a portare la loro solidarietà sono stati i mastri birrai «Siamo stati compagni di tante battaglie per il lavoro. Le nostre vertenze negli anni si sono spesso incrociate e sostenute – conclude Sorrenti -. Oggi sono nuovamente in difficoltà occupazionale. Noi siamo qua per dare loro forza e speranza».

Simona Arena

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