Bimbo sbranato da cani, in arrivo patteggiamento Perizia esclude abbattimento dei doghi argentini

Trascorsi sei mesi dalla morte del bambino di un anno e mezzo, sbranato dai cani di famiglia mentre si trovava in braccio alla madre, dovrebbe arrivare la richiesta di accesso al rito alternativo del patteggiamento. L’ipotesi, che sarebbe condivisa anche dalla procura di Catania, dovrebbe essere formalizzata il prossimo 16 febbraio davanti alla giudice per le indagini preliminari Francesca Cercone. L’inchiesta è iniziata il 16 agosto 2016 dopo che uno dei due doghi argentini aveva sbranato Giorgio, figlio dell’attuale imputata, ovvero la madre di 34 anni Stefania Crisafulli, che lo teneva in braccio nel giardino di casa. Sulla donna pesa l’ipotesi dell’omicidio colposo ma il procuratore Carmelo Zuccaro e il sostituto Fabrizio Aliotta hanno fatto cadere il reato più grave: quello di abbandono di minore, che le era stato contestato in un primo momento. 

Nella stessa udienza di giovedì prossimo la giudice dovrà decidere anche sulla sorte dei due cani. Secondo quanto si è appreso da fonti impegnate nell’inchiesta, la perizia disposta dalla magistratura avrebbe accertato che sono recuperabili e quindi è probabile che siano affidati a un’associazione animalista che dovrà occuparsi della loro rieducazione. L’autore dell’aggressione era stato il maschio di tre anni, figlio dell’altro animale, una femmina di otto. Entrambi vivevano nell’abitazione di via del Bosco, sulla strada che da Mascalucia porta verso Nicolosi

Per ricostruire i fatti la magistratura ha acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza della villa. L’avvocato della donna aveva spiegato a MeridioNews come, attraverso i video, sarebbe stato «chiaro quello che è successo. La signora Crisafulli ha fatto il possibile. Ma nessuno si sarebbe mai aspettato quello che è accaduto». Secondo quanto appreso nell’immediatezza della tragedia nessuno dei due cani era stato addestrato. «Gli animali vivevano in casa – spiegava il legale – non erano allevati come cani da guardia ma come animali da compagnia, giocavano abitualmente col bambino e con tutta la famiglia».

Dario De Luca

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