Bilancio, sfida a Roma sulla sanità

La maratone sul bilancio e finanziaria è iniziata. Almeno in commissione Bilancio dell’Ars con una riunione che si è conclusa intorno alle 14,00 di oggi. Due le notizie. Primo: governo e parlamento della Sicilia non sembrano avere alcuna intenzione, anche per quat’anno, di aggredire i nodi strutturali dell’Isola. Tant’è vero che, con i soldi che dovrebbero servire per gli investimenti produttivi si farà, come avvenuto in tutti questi anni, spesa corrente, in buona parte improduttiva. Con le risorse del Fas, circa 300-350 milioni di euro (ammesso che Roma dia il placet) si pagherà la sanità. Con i fondi europei si pagherà la formazione professionale di stampo clientelare.

Seconda notizia: almeno fino a questo momento non c’è alcun accordo tra governo regionale e governo nazionale. La riduzione della quota di partecipazione della Regione siciliana alle spese sanitarie dal 49 e rotti per cento al 44 per cento circa, strombazzata qualche settimana fa dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, era una bufala. Tant’è vero che i soldi per la sanità, come già accennato, dovrebbero arrivare dal Fas. Il condizionale è d’obbligo perché, come già detto, l’accordo con Roma, in questo momento, non c’è.

Stamattina, in commissione Bilancio e Finanze, il governo si è limitato a depositare due emendamenti: uno sulle entrate (con alcune voci che, come da ‘tradizione’, rimangono ‘rigorosamente’ fittizie) e uno sulle spese. Ovvio che l’occhio ‘ceruleo’ dei parlamentati – di maggioranza e di opposizione – si è concentrato sul secondo emendamento.

Sulle spese non manca qualche novità destinata ad alimentare polemiche. Il governo, tanto per cambiare, avrebbe intenzione di attingere a piene mani dai fondi di riserva: cosa, questa, che. già lo scorso anno, il commissario dello Stato aveva censurato. La previsione del ‘bozzone’, presentato lo scorso ottobre, prevede fondi di riserva pari a 700 milioni di euro. Il governo vorrebbe prelevarne 150. Lasciando una riserva “ottimale” (testuale) pari a 450 milioni di euro.

Si annuncia battaglia sugli enti locali. Per i quali, in questo momento, sono disponibili 150 milioni di euro. Poco rispetto alla dotazione di 750 milioni dello scorso anno. Il governo si è impegnato a trovare il resto delle risorse con la finanziaria. Ovviamente, parole che dovranno essere trasformate in dati di fatto. Sempre per i Comuni c’è da ripristinare le riserve. Fondi che servono per finalità previste, peraltro, da una legge. Per esempio, per Ibla o per gli ex ospedali psichiatrici. Ci sarà da reperire altri 80 milioni di euro.

La sanità, come abbiamo più volte scritto in questi giorni, dovrebbe essere finanziata per metà dallo Stato (300-350 milioni da prelevare dal Fas) e l’altra metà con fondi regionali. Qui torniamo al discorso iniziale: il mancato accordo tra Roma e il governo regionale. Monti, prima di erogare i soldi, vuole certezze dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo: chiede, in altre parole, che la Sicilia cominci a ridurre il personale in eccesso. Su questo punto,come già sottolineato, l’accordo non c’è ancora. E qui cominciano i possibili guai per il governo e per il parlamento dell’Isola.

Di fatto, esecutivo e Ars si preparano ad approvare un bilancio senza che prima, da Roma, siano arrivate le risorse Fas. E la stessa cosa fatta l’anno passato dal governo regionale, quando, a garanzia delle risorse Fas che nell’aprile dello scorso anno non erano ancora nelle ‘casse’ della Regione, vennero addirittura vincolati gli stipendi degli ignari dipendenti della stessa Regione.

Una pratica, quella di vincolare i capitoli di bilancio a garanzia di fondi nazionali non ancora disponibili, che i vertici regionali della Corte dei Conti hanno duramente contestato, lo scorso autunno, proprio in occasione di un’audizione presso la commissione Bilancio dell’Ars. Ora il governo Lombardo ci riprova, nonostante il “no” preventivo della Corte dei Conti che ha criticato proprio la modalità di finanziamento delle spese sanitarie. Vedremo come andrà a finire.

Un altro nodo è rappresentato dalla formazione professionale. Nel presentare quella che, in fondo, non è altro che una spartizione dei fondi dell’Avviso 20 ad enti riconducibili, in buona parte, a politici e ad organizzazioni sindacali, il presidente Lombardo ha affermato che, quest’anno, la formazione sarebbe a “costo zero” per la Regione. In realtà, le cose non stanno affatto così, perché i fondi europei non possono sostituirsi ai fondi nazionali o regionali. In questo caso, debbono sommarsi ai fondi regionali. Soldi che la Regione dovrà ancora reperire.

Riassumendo. Il governo vuole accelerare perché teme una probabile impugnativa e vuole avere i margini per tornare in Aula provando a superare gli eventuali problemi. Dunque, manovra da approvare entro i primi di aprile. Per potere tornare in aula a metà aprile in presenza di un’eventuale impugnativa. Le opposizioni non sembrano contrarie all’accelerazione. Però vogliono ‘capire’. Cosa?

Lo scontro, con molta probabilità, si consumerà sulla finanziaria, che quest’anno si annuncia particolarmente ‘pesante’. Il gioco delle opposizioni dovrebbe essere quello di chiedere un alleggerimento della finanziaria. Per poi, magari, salire al ‘volo’ sulla diligenza. Di fatto, il governo – e le opposizioni – così come non hanno alcuna intenzione di affrontare i nostri strutturali del bilancio, non hanno alcuna intenzione di rinunciare alle clientele: a cominciare dalla tabella H, ovvero la spartizione ‘selvaggia’ di contributi ad associazioni, fondazioni, enti, centri studi e via continuando. Ma abbiamo il dubbio che questo i nostri lettori l’avessero già capito…

Oggi i lavori della commissione Bilancio riprendono.

 

Giulio Ambrosetti

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