Bilancio 2013, approvato con soli 12 voti Numero minimo garantito dall’opposizione

In seconda seduta il rendiconto di gestione del 2013 viene approvato dal consiglio comunale di Catania. Ma i sì sono stati solo 12, sui 18 presenti, numero minimo legale richiesto e garantito da quattro membri dell’opposizione. Non passa invece l’ordine del giorno presentato ieri dal consigliere del Pd Niccolò Notarbartolo, non presente oggi in aula. Sono stati 17 i consiglieri ad astenersi, mentre solo uno ha votato a favore.

«Senza la stampella dell’opposizione oggi il rendiconto non sarebbe passato – denuncia Vincenzo Parisi, presidente della commissione Bilancio e consigliere del gruppo di opposizione Grande Catania che ha preferito non presentarsi in aula per la seduta odierna – è un dato politico veramente brutto». I consiglieri d’opposizione che si sono astenuti rimanendo in aula sono Manlio Messina, Agatino Tringale, Carmelo Sgroi e Salvatore Tomarchio. Due di loro, Messina e Tringale, ieri sera sono stati fotografati a cena insieme agli assessori Giuseppe Girlando e Valentina Scialfa.

«Dietrologia da quartiere – commenta Messina – eravamo in un locale vicino al Comune, io e il consigliere Tringale insieme a due dipendenti comunali. Sono passati i due assessori e li ho invitati a bere qualcosa con noi, tutto qui». Messina precisa quindi i motivi che lo hanno spinto a rimanere oggi in aula e garantire il numero legale. «E’ un atto dovuto nei confronti della città, in materia di bilancio non si può fare ostruzionismo e non si scherza – spiega – l’opposizione si deve fare su argomenti programmatici. La nostra presenza in consiglio non può certo nascondere l’inconsistenza della maggioranza».

Molti i membri della maggioranza assenti nella seduta di oggi. «Non me la sono sentita di votare questo rendiconto di gestione», spiega Notarbartolo. L’odg da lui presentato ieri e sottoscritto da diversi consiglieri è stato bocciato dall’assemblea. «Ci sarà stata una tirata d’orecchie da parte della giunta per un gioco di squadra che fatico a comprendere – commenta Parisi – L’ordine del giorno era a salvaguardia di tutto il consiglio».

Il documento riprendeva le prescrizioni e le criticità avanzate dai revisori dei conti sulla gestione dei residui – 592 milioni di euro. E impegnava l’amministrazione ad attuare quei provvedimenti necessari a superare i rilievi avanzati dai revisori.  «Era un tentativo di mettere una pezza alle maggiori criticità – spiega Notarbartolo – ma ci sono state molte resistenze. Il rischio adesso è che quanto segnalato dai revisori si riverberi gravemente sull’approvazione del bilancio di previsione del 2014, che il consiglio dovrà discutere a breve».

Già il rendiconto di gestione del 2013 votato oggi è arrivato con mesi di ritardo. La legge prevede infatti l’approvazione entro il 30 giugno, la giunta ha emanato l’atto il 29 luglio. E solo il 26 settembre il bilancio è arrivato all’esame del consiglio. L’1 ottobre l’assessorato regionale agli Enti locali ha nominato un commissario ad acta. Che, senza il via libera di oggi, avrebbe dovuto sostituirsi al consiglio. Ritardi che caratterizzano anche il bilancio di previsione del 2014. Su questo pone adesso l’attenzione Parisi:«Il rendiconto è la ratifica di quanto si è già speso e in linea teorica si potrebbe fare anche a dicembre, non cambierebbe molto – spiega Parisi – Il bilancio di previsione invece serve per programmare, su quello il consiglio dovrebbe e potrebbe incidere, ma se viene discusso a novembre e non a marzo o aprile, questo diritto decade e i consiglieri diventano solo delle marionette».

Salvo Catalano

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