Biancavilla, gli sviluppi dell’operazione Reset Vanno a processo i sei accusati di estorsione

I sei uomini arrestati nell’ambito dell’operazione antimafia Reset, avvenuta lo scorso aprile, saranno a breve sottoposti a giudizio da parte della magistratura etnea. Secondo l’accusa, avrebbero agito con metodo mafioso ai danni di un’impresa funebre di Biancavilla. Nella mattina di oggi il gip Giuliana Sammartino ha accolto le richieste degli avvocati di tre degli imputati, ossia Carmelo Vercoco, Alfio Muscia e Vincenzo Monforte, i quali saranno giudicati con rito abbreviato. A settembre sarebbe prevista la sentenza. I rimanenti tre imputati Alfio Petralia, Alberto Gravagna e Angelo Girasole hanno scelto il rito ordinario e il processo si aprirà il prossimo 6 luglio

Il collegio difensivo chiamato a difendere i sei imputati è composto dagli avvocati Turi Liotta, Pietro Scarvaglieri, Rosario Pennisi, Emanuela Laganà e Francesco Messina. Gli arrestati sarebbero legati, secondo gli inquirenti, al clan Toscano-Mazzaglia-Tomasello, vicino ai Santapaola di Catania. Le indagini avrebbero permesso di ricostruire un accurato sistema di taglieggiamento a danno dell’imprenditore. I sei sono accusati di estorsione aggravata e continuata e illecita concorrenza con minacce.

Oggi si sono costituite anche le parti civili: si tratta della presunta vittima, assistito dall’avvocato Pilar Castiglia, dell’associazione antiracket e antiusura Libera impresa e del comune di Biancavilla, entrambi assistiti dall’avvocato Riccardo Frisenna. Il prossimo mese si aprirà anche il processo relativo all’operazione Onda d’urto, effettuata dai carabinieri di Paternò. Scattò nel dicembre del 2016 e portò all’arresto di 12 persone. L’operazione Reset sarebbe proprio una costola di questo filone d’indagine. I due blitz, portati a termine dai militari, sono stati coordinati dal sostituto procuratore Andrea Bonomo. Indagini che – secondo la procura – hanno permesso di fare luce sugli affari e sul pizzo nel settore delle pompe funebri. 

«La scelta dell’amministrazione di costituirsi parte civile nel processo – si legge in una nota diffusa dal comune di Biancavilla – serve a confermare e a concretizzare il rafforzamento dell’azione pubblica di contrasto ai fenomeni connessi al racket, e a dare il via a una azione a difesa della libera imprenditoria, oltre al fatto che l’operazione è nata proprio grazie all’iniziativa spontanea di un cittadino a cui, in questo modo, si vuole dare sostegno».

Salvatore Caruso

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