Funerali con la presenza dei familiari e di pochi amici all’interno della chiesa dell’Idria. È stato un dolore riservato quello che ha caratterizzato l’ultimo saluto ad Alfio Longo, l’ex elettricista in pensione di 67 anni, ucciso lo scorso 27 agosto dalla moglie Enza Ingrassia, 63 anni, all’interno della loro villetta di contrada Crocifisso a Biancavilla. La donna aveva inscenato una rapina per nascondere l’omicidio del consorte. La salma del pensionato è stato riconsegnata ai familiari soltanto nella mattinata di oggi al termine dell’autopsia effettuata nel obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania.
Elementi decisivi per l’esatta ricostruzione della dinamica del delitto potrebbero arrivare dall’autopsia. Da chiarire c’è l’esatta ora del decesso. La donna nella sua confessione avrebbe sostenuto che l’omicidio sarebbe stato commesso tra l’una e le due del mattino. Altro particolare è quello relativo a quanti colpi Ingrassia avrebbe inferto al volto e al capo del marito. Da un primo esame effettuato al momento del ritrovamento del cadavere l’ex elettricista sarebbe stato colpito tre, quattro volte col ciocco di legno che lo stesso avrebbe usato contro la moglie alcune ore prima, dopo l’ennesimo litigio. Gli esami tossicologici dovranno chiarire la quantità di sedativo presente nel corpo della vittima. Enza Ingrassia, nel corso dell’interrogatorio dinanzi alla giudice Loredana Pezzino, ha parlato di un solo sedativo. L’eventuale presenza di una quantità maggiore potrebbe essere utile per stabilire la premeditazione o meno del delitto.
Dopo convalida dell’arresto la casalinga rimane reclusa nel carcere di piazza Lanza. L’avvocato Luigi Cuscunà, ha presentato ricorso al tribunale del riesame. La donna, che condivide la cella con un altra detenuta, è controllata senza interruzioni dagli agenti della polizia penitenziaria.
Capitolo ancora pieno di ombre è quello legato al ritrovamento della droga e delle due armi, di cui una in dotazione della polizia risultata rubata nel 1996. Si tenta di capire se la vittima avesse contatti con ambienti criminali ed eventualmente per conto dei quali svolgesse, nella qualità d’insospettabile, presunta attività di supporto.
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