La prima sezione penale della Corte d’Appello di Catania ha ridotto la pena per Enza Ingrassia, la donna di 66 anni che uccise il marito Alfio Longo, nell’agosto del 2015. In appello la casalinga è stata condannata a 12 anni di carcere, due in meno rispetto al primo grado di giudizio.
Accolta, dunque, la richiesta di concordato tra la procura generale, rappresentata da Angelo Busacca, e l’avvocata di Ingrassia, Pilar Castiglia che ha rinunciato a chiedere la perizia per l’accertamento dell’eventuale incapacità di intendere e volere per l’imputata. Inammissibili sono investe state dichiarate le osservazioni degli avvocati delle parti civili – la sorella e i nipoti della vittima – rappresentati dai legali Vincenzo Nicolosi e Alfina D’Oca. Entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni della Corte.
Prima di confessare l’omicidio, la donna afferma che il marito è stato ucciso a bastonate durante una rapina nella loro villetta di Biancavilla, in contrada Crocefisso, nella periferica zona Milia. L’assassinio sarebbe invece maturato tra le mura domestiche dopo l’ennesima violenza di Longo. Che poche ore prima l’avrebbe aggredita usando proprio lo stesso pezzo di legno con cui è stato poi colpito alla testa e ucciso nel sonno. Subito dopo la confessione, la casalinga racconta anche le violenze e le vessazioni subite durante i 40 anni di matrimonio. A confermare il racconto ci sarebbero stati anche dei lividi trovati sul corpo della donna.
Dentro la casa, inoltre, durante le indagini i carabinieri trovano una foto di Longo in compagnia di un noto pregiudicato di Biancavilla. Un indizio che confermerebbe l’ipotesi di un collegamento dell’uomo con la malavita locale. Già nel corso delle prime ispezioni all’interno della villetta, i carabinieri avevano trovato armi e droga. E aperto un altro filone di indagine.
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