Confermata in toto, dai giudici della prima sezione della Corte d’Appello di Catania, la condanna a 12 anni di carcere per tentato omicidio e detenzione di arma da sparo per Marcello La Delfa, 36 anni. L’uomo ha tentato di uccidere Antonio Erba, 31 anni, il 5 agosto 2016. Il 36enne biancavillese ha esploso quattro colpi di pistola, all’angolo tra via Etnea e via San Zenone, perché convinto che la vittima continuasse ad avere una relazione con la moglie. In primo grado, La Delfa era stato giudicato con rito abbreviato e la sentenza di condanna è arrivata nel luglio 2017, emessa dal giudice Pietro Currò. A confermare la condanna i giudici della prima sezione presieduta da Riccardo Pivetti con la magistrata Maria Aschettino a rappresentare la pubblica accusa. I giudici della Corte D’Appello hanno rigettato le richieste della difesa di Marcello La Delfa, l’avvocato Angelo Cassone, ossia derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni personali gravissime e l’esclusione della premeditazione.
La difesa aveva inoltre avanzato alla procura generale la richiesta di un concordato per arrivare a una pena di otto anni. In cambio il collegio difensivo avrebbe rinunciato ai motivi dell’Appello. La richiesta, però, non è stata accolta dalla procura. Entro 90 giorni la Corte depositerà le motivazioni, mentre l’avvocato Cassone ha già annunciato ricorso alla Cassazione. La condanna prevede per La Delfa, oltre ai 12 anni di carcere, che una volta scontata la pena, dovrà sottostare per altri tre anni a libertà vigilata. In primo grado è stato stabilito un risarcimento danni, da definire in sede civile: riconosciuta, al momento, una provvisionale di 50mila euro. Al momento delle lettura erano presenti sia La Delfa sia la vittima Antonio Erba, rappresentato dall’avvocata Maria Carmela Di Mattea. Tuttavia La Delfa prima di uscire dall’aula giudiziaria, accompagnato dalla guardia penitenziaria, si sarebbe rivolto alla vittima, roteando l’indice, come a dire «Ci vediamo dopo». Un fatto che ha spinto l’avvocata di Erba a denunciare l’accaduto ai carabinieri.
In seguito all’agguato il muratore biancavillese è rimasto paralizzato dalla cintola in giù, bloccato su una sedia a rotelle: impossibile per il giovane riprendere a camminare. Per sei mesi la vittima è rimasta ricoverata presso l’unità spinale dell’ospedale Cannizzaro di Catania; successivamente è stato ospitato per alcune settimane nella struttura del Cenacolo Cristo Re di Biancavilla, dal quale poi è trasferito in una casa in affitto a Ragalna, adattata alle sue esigenze. Le indagini condotte dai carabinieri di Biancavilla hanno permesso di appurare che Marcello La Delfa, prima dell’agguato, avrebbe minacciato Erba in diverse occasioni. La vittima aveva anche subito l’incendio della sua macchina, una Ford Focus data alle fiamme in via Palmiro Togliatti.
La Delfa ha sparato a Erba poiché sarebbe stato convinto che il muratore continuasse ad avere una relazione sentimentale con la moglie. Dalle indagini condotte dai carabinieri sarebbe emersa una relazione breve, finita sul nascere quando Erba aveva scoperto la situazione familiare complicata che aveva la donna, prima separatasi dal marito per maltrattamenti e poi riavvicinatasi a lui. Il giovane aveva interrotto qualsiasi contatto, ma La Delfa non ne era convinto. L’agguato è avvenuto, tra le 13 e le 13.10 del 5 agosto, mentre il giovane cammina a piedi per far rientro a casa da lavoro. La Delfa, accecato dalla gelosia, esplode quattro colpi di arma da fuoco, una pistola a tamburo, sparati a distanza ravvicinata. Il giovane muratore stramazza a terra, a faccia in giù, in una pozza di sangue. A tenerlo vigile e a rassicurarlo, in attesa dell’ambulanza, un carabiniere della stazione di Biancavilla. Dopo i primi soccorsi da parte dei medici, il giovane è stato trasportato con l’elisoccorso del 118 all’ospedale Cannizzaro di Catania. La Delfa subito dopo l’agguato scappa, ma viene rintracciato dai carabinieri della compagnia di Paternò, grazie al gps del suo cellulare, a Giardini Naxos, nel Messinese, assieme alla moglie.
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