Bersani, se ci sei batti un colpo

I partiti della Seconda Repubblica sono soltanto costosi orpelli della democrazia, non solo lontani dalla missione loro assegnata dalla carta costituzionale, ma luoghi di intrighi e affarismi. Le cronache sono lì a testimoniare la validità di questa amara verità.
In nome della governabilità si è voluto introdurre il sistema politico maggioritario allo scopo di contenere la polverizzazione dello sistema politico e si è verificato l’esatto contrario. Mai come ora il frazionamento politico è dilagato non solo tra le formazioni e gli schieramenti, ma addirittura dentro gli stessi partiti, anche in quelli espressi da un capo carismatico, figurarsi negli altri.
Nella Prima Repubblica quando uno o più appartenenti ad una formazione politica derogavano dalle indicazioni espresse dagli organi dirigenti venivano allontanati dai loro incarichi e spesso radiati. Oggi di queste misure che concorrono a dare identità e decoro all’immagine di un partito non c’è traccia. Per questa ragione ognuno si ritiene legittimato a fare come gli pare.
Delle cronache cui abbiamo fatto cenno vogliamo soffermarci su quelle che hanno accompagnato le primarie del centrosinistra a Palermo, facendo riferimento ai punti fermi che ne hanno segnato i passaggi salienti. Il punto centrale è senz’altro la candidatura di Rita Borsellino, voluta dagli organi centrali e periferici di Sinistra Ecologia e Libertà, del Partito Democratico ed accettata da Italia dei Valori. Un altro punto fermo è l’orientamento espresso dalla candidata a volere mantenere entro questo ambito l’area delle alleanze per la sfida al centrodestra nelle amministrative del prossimo mese di maggio. Terzo punto: a fronte di questo pronunciamento l’onorevole Antonello Cracolici ed il senatore Giuseppe Lumia hanno dissentito – e il loro dissenso è certamente legittimo – ma non hanno ritenuto di candidarsi alle primarie per sostenere la validità politica della loro opzione ed invece hanno dirottato la loro scelta verso l’improvvisato candidato, Fabrizio Ferrandelli, il quale è entrato in lizza affermando che egli avrebbe parlato con tutti, il che significa che non si esclude nessuno.
Con questa premessa che senso ha presentarsi alle primarie di uno schieramento se poi si è aperti a qualsiasi interlocuzione? Già questa ‘apertura’ qualunquista avrebbe dovuto far rizzare le antenne agli elettori del centrosinistra. Ne conviene il gesuita Padre Gianni Notari? Siamo in presenza di un ecumenismo assai sospetto. Un quarto punto è che la candidatura di Fabrizio Ferrandelli si connota per la sua indipendenza, stante il fatto che egli non è più un militante di Italia dei Valori. Quindi estraneo allo schieramento del centrosinistra che aveva costituito il comitato ‘Palermo è ora’, promotore e organizzatore delle primarie.
Questo punto è quello che ci ha portato alla presente riflessione e alle considerazioni sull’essenza stessa degli attuali partiti. Infatti, se in passato i signori Lumia e Cracolici, membri del Partito democratico, per loro libera scelta e non per prescrizione medica, avessero votato in difformità degli orientamenti dei loro partiti sarebbero stati immediatamente radiati, senza se e senza ma. A differenza di quanto ha fatto Davide Faraone che, in coerenza con la sua posizione politica dichiarata e riconosciuta nel suo partito, ha voluto rappresentarla anche in occasione delle primarie.
La palla passa ora a Pierluigi Bersani. Vogliamo proprio vedere cosa di fronte al comportamento antipartito assunto dai due dissidenti rispetto alle indicazioni espresse dagli organi nazionali e locali circa la candidatura Borsellino. E non tanto per la candidatura in sé, ma per la dignità politica del suo partito e la credibilità delle decisioni che esso assume pubblicamente. Se non si è in grado di far rispettare le decisioni ai propri affiliati come si può pretendere che vengano presi sul serio gli orientamenti che un partito indica al proprio elettorato?

 

Riccardo Gueci

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