Berlusconi e Tahilandia inquietanti analogie

Thailandia e Italia dopo la condanna di Berlusconi aumentano le loro similitudini. Come l’ex primo ministro italiano, Thaksin Shinawatra ha avuto il controllo dei media del suo Paese, ha fondato un partito politico personale ed è stato primo ministro per cinque anni.

Thaksin Shinawatra (nella foto a destra tratta da guardian.co.uk) nel 2006 ha subito una condanna che lo ha costretto ad allontanarsi dal suo Paese, ha avuto confiscato una parte del patrimonio e, dopo aver comprato e poi venduto una squadra di calcio inglese, vive nell’esilio dorato di Dubai.

Ma in questi anni non è stato con le mani in mano. E quello che è successo in Thailandia può aiutare a capire cosa potrebbe accadere dalle nostre parti e quanta cecità e supponenza guidano gli attuali alleati-oppositori dell’ex presidente del Consiglio italiano.

Dopo essere stato stritolato dalla tenaglia congiunta di militari e giudici, Thaksin Shinawatra ha tirato le fila della rivincita. Ha organizzato un diverso partito, ha scelto un volto nuovo, Yingluck Shinawatra, sua sorella minore, una quarantenne che non aveva mai fatto politica e il 4 luglio del 2011 ha stravinto le elezioni assicurandosi con i partiti alleati, 300 dei 500 seggi che compongono il Parlamento thailandese.

Due anni dopo la vittoria elettorale, il Primo Ministro Yingluck Shinawatra ricopre anche l’incarico di Ministro della Difesa, mentre l’opposizione denuncia un’intesa segreta con i militari e invoca l’esercito contro la dittatura parlamentare delle camice rosse, il partito fondato dalla famiglia Shinawatra.

Una piccola ricostruzione delle vicende di un Paese lontano per calmare gli strilli di vittoria degli avversari di Berlusconi che invece di recitare i mea culpa sul perché non sono riusciti a batterlo elettoralmente, non comprendono, nell’eccitazione del post condanna, le conseguenze e gli scenari possibili che possono originarsi.

Le prove d’orchestra sono state già fatte. C’è una figlia pronta a debuttare, come Yingluck non ha mai fatto politica ma ha il sostegno di un impero mediatico, oppositori imbelli e una situazione economica, di cui Berlusconi è in gran parte responsabile, esplosiva e pronta a fare da innesco. Marina non ha il sorriso del padre, né la sua naturale simpatia. (a sinistra Marina e Silvio Berlusconi: foto tratta da newnotizie.it)

Ma possiamo scommettere che un restyling comportamentale riuscirà a ovviare. Una classe politica che ha consentito venti anni di berlusconismo e adesso rischia di trasformarlo in dinastia, dovrebbe soltanto fuggire per la vergogna, oggi invece gonfiano il petto e gongolano per una svolta che guardando a lontane somiglianze rischia di regalarci imminenti scenari da incubo.

 

Aldo Penna

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