Si sarebbe appropriato delle somme di denaro provenienti a due aziende ittiche del boss, nel periodo in cui le stesse erano state posto sotto sequestro e a lui affidate. Questa l’accusa che la procura di Palermo rivolge a Maurizio Lipani, amministratore giudiziario dei beni sottratti a Mariano Agate, boss trapanese. Lipani, indagato per peculato e autoriciclaggio, è finito ai domiciliari.
Lipani, noto commercialista palermitano, avrebbe prelevato contanti e prodotto bonifici destinati ai propri conti correnti, saltando la rendicontazione. Nel complesso si parla di oltre 350mila euro. Somma per equivalente che il gip di Palermo ha ordinato di sequestrare all’amministratore giudiziario. Gli inquirenti adesso temono che lo schema possa essere stato riprodotto anche nella gestione di altri beni sequestrati.
L’inchiesta, affidata all’aggiunto Paolo Guido e ai sostituti Alessia Sinatra, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, ha portato anche alla custodia cautelare in carcere per il figlio di Agate, Epifanio, e la moglie Rachele Francaviglia. Entrambi sono accusati di avere proseguito a gestire parte del patrimonio di Mariano Agate.
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