Beni confiscati, pronti immobili per famiglie in difficoltà Sei al sociale. «Il Comune è il terminale di tutti i bisogni»

«I Comuni sono il terminale di tutti i bisogni e di tutte le difficoltà. Occorre un piano complessivo nazionale». Lo dice da tempo, ormai, Giuseppe Mattina, assessore alla Cittadinanza solidale, quando si parla di emergenza abitativa. Tema più che caldo che mai, in questi giorni, per via dell’attenzione mediatica suscitata dall’occupazione abusiva di due stabili in via Savagnone, dopo l’aggressione da parte di uno degli occupanti a Stefania Petyx e alla sua troupe. Un primo stabile è stato sgomberato mercoledì mattina, il secondo invece potrebbe subire la stessa sorte nei prossimi giorni. «Su via Savagnone no comment – dice subito Mattina -. Spero di incontrare le famiglie tra lunedì e martedì, sempre nel rispetto della legalità», anticipa. Intanto, qualcosa sembra muoversi. Il Comune, infatti, sta lavorando con l’Agenzia per i Beni Confiscati per l’assegnazione di appartamenti da destinare all’emergenza abitativa. Un primo gruppo di una quindicina dovrebbe essere consegnato nei prossimi giorni per essere immediatamente affidato ai cittadini compresi nelle relative graduatorie.

«I beni da assegnare per emergenza abitativa sono tutti confiscati alla mafia. Speriamo di assegnarli il prima possibile – continua l’assessore -, non appena saranno definitivamente consegnati da parte dell’agenzia nazionale». E precisa che «il Comune non si appropria di beni, ma li riceve per metterli da subito a servizio di tutti: un modo per creare e rafforzare una rete di soggetti pubblici e privati che svolgono attività utili per la comunità». Ma non solo case e famiglie. Ci sono, in lista, anche altri ex beni della mafia che saranno invece destinati alle attività sociali sul territorio. Sei nuovi immobili da destinare in diverse zone della città, soprattutto periferiche, in fase di ristrutturazione in questi giorni. Per i primi tre, si tratta in particolare di interventi previsti a Villagrazia, dove sarà realizzato un centro per accoglienza e orientamento di cittadini con disabilità; un altro in via Messina Marine, dove sarà realizzato il terzo dormitorio per cittadini senza dimora e, infine, allo Sperone sarà ristrutturato un immobile da destinare ai servizi sociali comunali. Tutti interventi per cui si prevede una spesa complessiva di 700mila euro derivanti dal Pon-Metro. Sul sito del Comune è già online la gara per la progettazione dei lavori.

Mentre tramite i restanti tre immobili confiscati alla mafia sarannoinvece realizzate strutture per l’associazionismo sociale della città. «Sui beni per attività sociali, sia confiscati che comunali, stiamo attivando una politica complessiva che dia servizi ai cittadini e che crei la comunità – torna a dire Mattina -. Solo così la città sarà più vivibile. Ma sull’emergenza, lo ripeto, servono politiche nazionali». Intanto, gli immobili in procinto di venire sbloccati e assegnati fanno parte di un più ampio pacchetto che comprende complessivamente circa 120 beni. Immobili che l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati cederà al Comune progressivamente nei prossimi mesi. Nei tre destinati all’associazionismo, i progetti saranno attuati attraverso anche la collaborazione con altre istituzioni, in primis le Asp, e con altre associazioni, enti del terzo settore, consulte cittadine.

Il primo immobile diventerà un centro per bambini autistici, decisione presa anche dopo le proposte venute dall’azienda sanitaria e che coinvolgerà associazioni private. Il secondo immobile diventerà la sede della Consulta per la Pace del Comune e un Centro mediterraneo per lo sviluppo della Pace, dell’integrazione e della cooperazione. E in questo caso non è previsto un affidamento esterno, ma un coinvolgimento operativo delle associazioni che si occupano di questi temi. Infine, un terzo bene confiscato diventerà la sede del Cesvop, il Centro di Servizio per il Volontariato, che coordina una vasta rete di associazioni. Immobili non a caso periferici, anzi. Lo sono nell’ottica di diventare, nel minor tempo possibile, una roccaforte, un punto di riferimento importante, uno in ogni quartiere della città. A dispetto anche dei tanti beni di natura privata che, finiti gli sgomberi, restano murati in attesa che si faccia avanti un nuovo affittuario. Come quello di via Calvi, disabitato da quasi trent’anni, occupato abusivamente da sedici famiglie poi sgomberate nel 2013. «Se sono immobili privati vengono restituiti ai legittimi proprietari, che li tengono murati fino a nuovo affitto – chiarisce anche Mattina -. Se sono pubblici di edilizia residenziale o beni confiscati dovrebbero invece essere dati alle famiglie che legittimamente sono in graduatoria».

Silvia Buffa

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