Pensarci adesso e correggere quella che viene definita «una legge farsa». Il tema della gestione dei beni confiscati alla mafia torna al centro dell’attenzione, attraverso una nota del parlamentare del Movimento 5 stelle Riccardo Nuti. Membro della commissione nazionale Antimafia, Nuti lancia un appello alla maggioranza richiamando quanto dichiarato a MeridioNews dal magistrato della Dda di Messina Sebastiano Ardita. E nello specifico a quanto bisognerebbe fare a livello legislativo per far sì che nella gestione dei beni confiscati si possano «osservare criteri molto rigidi».
«L’allarme lanciato dal procuratore antimafia deve essere assolutamente tenuto in conto dalla maggioranza che si appresta ad approvare una legge farsa che va completamente in direzione opposta – dichiara Nuti -. Il Pd dovrebbe ascoltare chi sa quali siano gli strumenti più adeguati per combattere la mafia». L’esponente pentastellato continua dicendo che, a dispetto della richiesta di Ardita, la legge che ora approderà in Senato «è piena di conflitti d’interessi», una riforma che non agevolerebbe l’iter dei sequestri e «che mette in mano una torta da almeno 25 miliardi a Invitalia». L’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa viene definita «un carrozzone pubblico e nota macchina clientelare e inefficiente».
L’accusa del M5s è netta: «Senza la benché minima trasparenza, la maggioranza vuole creare dei comitati di supporto nella gestione dei beni, dove siederanno soggetti tra i quali sindacati, Confindustria, politici e associazioni, quelle stesse associazioni, come denunciato ancora da Ardita, nelle quali spesso si infiltrano soggetti vicini alle criminalità. E lo stesso vuole fare – prosegue la nota – anche all’interno dell’Agenzia per i beni confiscati, che in questo modo verrà inspiegabilmente snaturata». Critiche anche alle modifiche previste per la figura di amministratore giudiziario. «Saranno un clamoroso bluff dato che non sono accompagnati da vincoli reali né da tetti massimi a compensi o sanzioni in caso di nomine illegittime, col rischio concreto che ci saranno altri casi Saguto».
Dal canto proprio, il gruppo cinquestelle ricorda come già alla Camera abbiamo proposto una soluzione. «La destinazione delle aziende, inclusa la vendita, avverrebbe sin dalla confisca di primo grado, cioè al termine della fase di sequestro, in modo da concedere sufficiente tempo alle autorità per valutare le possibilità di prosecuzione aziendale e per rimettere l’azienda all’interno del circuito economico legale», sottolinea Nuti. Che conclude affermando che «bisogna fare in modo che l’Agenzia abbia un ruolo attivo prima della confisca e non nella fase finale dell’iter».
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