«Sulla questione abitativa a Palermo il bilancio per il 2019 non può che restare negativo». Tony Pellicane è uno dei più noti attivisti in città sulla questione abitativa. Non è un caso che non usi la parola emergenza, visto che la situazione dei senza casa in città è nota da tempo. E nonostante gli sforzi profusi anche il 2020 comincia con una serie di situazioni irrisolte. Il Comune fa quel che può, o si potrebbero percorrere altre strade? L’attivista di Potere al Popolo propende per la seconda opzione. Ancor di più dopo la delibera di giunta del 31 dicembre, con la quale l’amministrazione Orlando individua «gli ambiti e le priorità per la predisposizione di un bando pubblico che consente la concessione gratuita ad enti terzi degli immobili confiscati alla mafia».
Tra gli usi previsti per i beni confiscati alla mafia, però, non c’è quello abitativo. «Chi richiede un bene confiscato lo avrà in concessione gratuita – commenta Pellicane – Quelli che invece assegnano alle famiglie disagiate sono invece concessi con un contratto d’affitto a canone sociale: si parte da 52 euro sino a 250 euro al mese, secondo l’eventuale reddito. Praticamente trattano i beni confiscati ad uso abitativo come fossero case popolari, ma non lo sono. È giusto che chi usufruisce di un bene pubblico paghi un canone, e nel caso delle famiglie si tratta di canone sociale. È sintomatico però vedere che per associazioni varie il trattamento è diverso».
In ogni caso Comune ricorda che il codice delle leggi antimafia «stabilisce che i beni immobili trasferiti al patrimonio indisponibile del Comune possono essere assegnati in concessione a titolo gratuito ad enti e associazioni, nel rispetto dei principi di trasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento». Ecco perché la giunta ha individuato alcuni ambiti da inserire nell’avviso (sociale, culturale, educativo e ambientale) attraverso una serie di priorità come la «creazione di spazi per la promozione delle attività volte a prevenire e rimuovere situazioni di particolare bisogno o emergenza rivolte a fasce disagiate», la «promozione, organizzazione e realizzazione di iniziative e attività culturali anche in collaborazione con enti pubblici e privati, con particolare attenzione all’impatto sul territorio e al sociale», la «creazione di spazi per le attività educative e ludico-ricreative», la «realizzazione di giardini condivisi da utilizzare a verde ricreativo», i «servizi di protezione civile e ambientale».
Come si nota, dunque, non si fa cenno alla soluzione abitativa. Che resta però una delle questioni irrisolti della città. «Nel giro di poco tempo dovremmo chiudere l’annosa situazione di via Brigata Aosta, con le ultime undici famiglie rimaste dopo circa 20 anni – spiega l’assessore alla Cittadinanza Solidale Giuseppe Mattina – Stiamo provando ad attivare un percorso di sanatoria per ciò che si può fare e le procedure di sgombero per tutte le altre situazioni. Ci sono centinaia di ordinanze di sgombero pronte, e allo stesso tempo ci sono circa 1200 appartamenti che sono sanabili. Vogliamo mettere un punto preciso, per dare certezze a chi verrà dopo di me». L’ultima frase di Mattina sembra confermare le indiscrezioni che lo vorrebbero pronto a dimettersi nel giro di poco tempo per questioni personali. E anche se l’assessore dice di «rimanere a disposizione», è probabile che il sindaco Orlando voglia serrare le file in vista delle Comunali 2022. Mattina, infatti, pur essendo molto apprezzato dal primo cittadino e dai dipendenti comunali non è un fedelissimo orlandiano. Dunque appare sacrificabile in un settore, quello sociale, che resta cruciale per le sorti della città.
«L’emergenza abitativa a Palermo ormai si è cronicizzata – osserva Tony Pellicane – Basta solo guardare ai dati: nel 2012 c’erano circa 800 nuclei familiari in graduatoria d’emergenza, oggi sono poco meno di 2500. Come unico intervento l’amministrazione comunale prevede quello dell‘accompagnamento all’autonomia abitativa, quindi il Comune prende in carico la famiglia senza casa, gli mette a disposizione un budget economico con il quale la famiglia dovrà affittare un alloggio per i primi mesi. Quelle poche decine di famiglie che sono entrate in questo percorso hanno dovuto cambiare più volte alloggio perché la quota mensile che il Comune mette a disposizione delle famiglie non arriva mai puntuale. E nel peggiore dei casi sono state nuovamente sfrattate. Pur riconoscendo l’atteggiamento dialogante dell’assessore Mattina, si conferma una scarsissima volontà politica dell’attuale amministrazione comunale rispetto a percorsi e soluzioni concrete, anche a bassissimo costo, che non sono state tenute in considerazione».
Sui beni confiscati, in ogni caso, l’amministrazione comunale resta attenta. «Il bando in questione riguarderà terreni, garage e box, e ville (classificate come beni di lusso) – dice ancora Mattina – Tutti gli altri beni confiscati verranno destinati alla soluzione abitativa. Qualche mese fa abbiamo scritto all’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, che è la legittima proprietaria degli immobili, facendo un elenco dei beni che vogliamo ottenere, e di cui la stragrande maggioranza saranno utilizzati per risolvere l’emergenza abitativa. Gli altri immobili verranno assegnati con l’avviso pubblico. La priorità resta l’emergenza abitativa».
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