«La verità è che alcuni del gruppo non hanno digerito la mia nomina a presidente del Consiglio comunale». A distanza di oltre una settimana, Patrizia Vinci ha deciso di dire la propria sulla scelta di uscire da Belpasso Futura, condivisa anche dal consigliere Gaetano Campisi a cui è toccato il compito di comunicarla durante la seduta del civico consesso dello scorso 20 maggio. Una decisione che il coordinatore del gruppo Salvo Licandri aveva commentato a MeridioNews parlando di un «rallentamento del percorso di crescita dovuto ai due fuoriusciti» e annunciando che non avrebbe più permesso «agli opportunisti di utilizzare la formazione come passaporto per girovagare in cerca di posizioni politiche». Esternazioni che la consigliera, passata adesso al gruppo misto, ha letto come «attacchi personali a cui è doveroso rispondere».
Che quello dell’elezione di Vinci a presidente del Consiglio comunale sia stato un momento spartiacque della politica belpassese è indubbio. Sin da subito il consigliere Santi Borzì lo aveva considerato un «tradimento politico» che aveva portato a fratture e divisioni nel gruppo. «Nella prima riunione utile – spiega Vinci a MeridioNews – avevo chiesto un confronto che mi è stato negato. Come prima cosa, invece, chiesero le mie dimissioni e, dopo il mio rifiuto, mi proposero di rimanere da separati in casa perché sarebbe stato da pazzi buttare fuori la presidente del Consiglio, una figura che può sempre tornare utile». È così che Vinci rispedisce al mittente le accuse di opportunismo. Per motivare la propria decisione, la presidente parte da lontano: «È sotto gli occhi di tutti che, dopo le elezioni comunali, del gruppo non c’è stata alcuna traccia – argomenta – Si è dissolto come la nebbia al sorgere del sole».
Stando a quanto ricostruisce Vinci, in tre anni, «non c’è stata nessuna
riunione
per programmare attività o proposte da portare in Consiglio. Di contro – sostiene la presidente – in questi anni, io ho lavorato a fari spenti occupandomi dei disabili del centro aggregazione, dei ragazzi disabili
nella scuola dove presto servizio in orario extra-scolastico; ho fatto da tramite tra il Comune e la scuola per l’attivazione
di diversi progetti di
alternanza scuola–lavoro». Nell’elenco delle azioni portate avanti, c’è spazio anche per le attività svolte dopo essere stata designata dal sindaco Daniele Motta a consigliera delegata alla solidarietà sociale. «Mi sono occupata, e continuo a farlo, del centro Solida – prosegue Vinci – dai lavori di ristrutturazione dei locali all’organizzazione per il funzionamento con l’aiuto di alcune associazioni locali. Tutto questo – sottolinea la presidente – sempre senza l’aiuto o il suggerimento di nessuno, men che meno di qualsiasi membro del gruppo».
Per rispondere alle accuse di opportunismo, Vinci fa poi ricorso ai numeri. «Non credo di essermi approfittata di nulla ma, al contrario, sono sempre stata coerente. Il mio risultato elettorale
sommato a quello di
Gaetano Campisi – puntualizza – conta più del 40 per cento del totale dei voti ottenuti dalla lista. Quindi, semmai, sono altri
a essersi approfittati di un
peso elettorale che, all’occorrenza, era utile da fare valere».
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