Belpasso, il sindaco riparte dopo l’affaire Consiglio comunale «Ho fatto l’arbitro imparziale. Ripartiamo da ciò che ci unisce»

L’immagine di compattezza della maggioranza del Comune di Belpasso sembra essere salva. «Non ha mai scricchiolato e non scricchiolerà», sostiene il sindaco Daniele Motta. Sarebbe infatti stato ricucito lo strappo che si era creato dopo il «tradimento dell’accordo di coalizione» denunciato dal consigliere Santi Borzì per la sua mancata elezione a presidente del Consiglio comunale. Carica che, non proprio a sorpresa, è andata alla sua collega di Belpasso Futura Patrizia Vinci. «Era risaputo – aveva dichiarato lei stessa a MeridioNews qualche giorno dopo l’elezione – E anche il sindaco, con cui mi sono confrontata varie volte, ne era a conoscenza». Adesso, il primo cittadino guarda già al futuro puntando «sulle cose che ci uniscono che sono molte di più rispetto a quelle che ci dividono».

Insomma, tutto è bene quel che finisce bene?
«C’è stata una disputa tra le due liste più grandi che compongono la mia maggioranza per l’elezione del presidente del Consiglio comunale. È stato un problema di interpretazione degli accordi presi: una parte sosteneva che la carica dovesse andare alla lista, l’altra alla persona. Un momento di confronto molto acceso che si è risolto bene con la riunione di maggioranza di venerdì scorso, durante la quale gli screzi si sono appianati. Acclarato che Vinci resta nella lista in cui è stata eletta (Belpasso Futura), gli equilibri di maggioranza sono stati rispettati e si può andare avanti e pensare a lavorare».

Prima di andare avanti, però, resta qualcosa da chiarire. Innanzitutto, lei che ruolo ha avuto in quello che il consigliere Borzì ha definito un “teatro dell’assurdo”?
«Nel mio ruolo di primo cittadino (che non ha voto in Consiglio comunale, ndr), in questa disputa io sono stato un arbitro imparziale e ho cercato solo di mediare tra tutte le posizioni».

La neoeletta presidente del Consiglio comunale ha dichiarato a MeridioNews che anche lei era al corrente di quanto sarebbe potuto accadere. Quindi, l’elezione di Patrizia Vinci non è stata per lei una sorpresa?
«Che ci fossero delle indiscrezioni che portavano al nome di Vinci lo sapevamo un po’ tutti, è vero. Ma si è arrivati alla seduta del Consiglio comunale senza un accordo definito prima. Io credo, invece, che sarebbe sarebbe stato opportuno farlo. E questo è quello che a me rincresce più di tutto». 

Una cosa che non è passata inosservata è stata la sua assenza durante la seduta del civico consesso in cui c’è stata l’elezione della presidente. Perché non è andato?
«In un accordo non trovato prima della seduta Consiglio comunale, ho preferito assentarmi per non propendere né dall’una né dall’altra parte».

Ma, in realtà, per lei la ragione pendeva da una delle due fazioni?
«Se oggi dicessi che aveva ragione l’una o l’altra parte, non sarei più un arbitro imparziale». 

Il consigliere Santi Borzì sostiene che dietro la sua mancata elezione ci sarebbe anche la sua vicinanza al deputato di Italia Viva Luca Sammartino. È così?
«I consiglieri e più in generale le forze politiche, fuori da Belpasso, hanno dei riferimenti. Io sono vicino all’onorevole Giuseppe Zitelli (di Diventerà bellissima, ndr), mentre altri lo sono all’onorevole Alfio Papale (di Forza Italia, ndr). Nel caso del consigliere Borzì non è un mistero che sia legato al deputato Sammartino. Questo può essere oggetto del contendere tra le liste. Ma io, pur ribadendo la mia vicinanza a Zitelli, ho cercato di avere un ruolo assolutamente imparziale».

E, quindi, ora come si riparte dopo gli scricchiolamenti della maggioranza? 
«La maggioranza non ha mai scricchiolato e penso che non scricchiolerà nemmeno dopo. Durante la riunione di venerdì, ho chiesto se ci fossero delle defezioni e tutti hanno ribadito la propria appartenenza. Dunque, la maggioranza è compatta. Non siamo professionisti della politica, ma adesso dobbiamo sbracciarci tutti per portare avanti l’agenda politica e lavorare per la città. Per questo, pensiamo a puntare sulle cose che ci uniscono che sono molte di più rispetto a quelle che ci potrebbero dividere».

Marta Silvestre

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