Non è un buongiorno, quello di oggi, per Belmonte Mezzagno. Sono solo le 9,20 quando le telefonate allarmate di alcuni cittadini hanno dato alla giornata una piega inaspettata. Un uomo, appena uscito dalla sua villa, è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola, per morire poi al riparo di un’automobile poco distante, ritrovata parcheggiata col vetro infranto in via Umbria, a pochi metri dal campo sportivo. Riverso in quella macchina c’è Antonio Di Liberto, in paese lo conoscono tutti. Ha 49 anni, tre figli, e fa il commercialista. Alcuni passanti, percorrendo quella via, hanno notato il corpo esanime all’interno della vettura, avvisando i carabinieri. I militari di Misilmeri, arrivati sul posto insieme ai colleghi di Belmonte, hanno accertato la sua identità.
L’altra notizia è che si tratta del fratello dell’ex sindaco del paese, Pietro Di Liberto. All’impresa per la quale quest’ultimo lavorava come ingegnere era stato revocato cinque anni fa un appalto dell’Enel perché ritenuto, secondo la prefettura, legato da vincoli di parentela ad ambienti mafiosi. Ma lui si era sempre difeso, denunciando che in realtà quella che gli veniva contestata fosse una parentela molto lontana. Tra questi parenti alla lontana ci sarebbe anche Filippo Bisconti, accusato dalla procura di Palermo di essere stato il capo mandamento del paese e di aver tramato insieme ad altri boss di spicco per ricostituire la nuova Commissione provinciale di Cosa nostra; arrestato a dicembre scorso, ha deciso di collaborare con i magistrati, anche alla luce della differenza di visioni con gli altri sodali nell’intendere il nuovo assetto da dare a quella Commissione che si stavano impegnando a rimettere in piedi. Una Commissione dall’impronta sempre più Palermocentrica, dove i non palermitani erano tenuti ai margini e la violenza era bandita, se non per fatti sporadici e comunque eccezionali. Un nuovo assetto che, insomma, puntava a lasciare fuori proprio figure come quella del belmontese Bisconti.
Motivi, questi, per cui gli investigatori adesso non escludono alcuna pista rispetto all’omicidio di questa mattina. Inclusa quella della vendetta mafiosa che, per colpire proprio Bisconti, avrebbe preso di mira Di Liberto. Le modalità dell’agguato, a un primo sguardo, ricorderebbero quelle mafiose. Ma che si possa trattare di un messaggio da recapitare al neo pentito che ha deciso di parlare è presto per dirlo. La vittima non aveva precedenti penali né, sembrerebbe, legami col mondo criminale di Cosa nostra. Adesso sul posto c’è anche la Scientifica, si attende a breve l’arrivo del medico legale per l’ispezione cadaverica. Per terra sono stati trovati alcuni bossoli, che dovranno essere repertati e analizzati, anche per stabilirne il calibro.
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