«Sono rimasto in silenzio per diversi mesi ma ora parlo». Esordisce così il presidente della Rap, Sergio Marino, alla conferenza stampa convocata presso la sede della partecipata per replicare alle bordate del Pd, con l’assessore regionale all’Energia Vania Contrafatto che ieri ha accusato il Comune e l’azienda di disertare il tavolo tecnico con il governatore Rosario Crocetta, in un primo momento fissato per oggi, per incontrare i giornalisti. Circostanza seccamente smentita dal dirigente: «Siamo sempre stati disponibili, anche ad assumerci la sesta vasca incompleta, e abbiamo sempre fatto la nostra parte, quindi questa conferenza non è contro qualcuno. Certe cose non andrebbero discusse attraverso la stampa ma nelle stanze, per poi dare una corretta comunicazione ai cittadini».
Al fianco di Marino l’intero consiglio di amministrazione della Rap e l’assessore comunale all’Ambiente Cesare Lapiana. Palazzo delle Aquile, dunque, fa quadrato attorno al presidente ribadendo «la massima fiducia del sindaco e della giunta – sottolinea più volte l’esponente dell’esecutivo cittadino -. È vero che oggi ci dovevamo incontrare con Crocetta, poi abbiamo saputo che il governatore sarebbe andato a Roma per parlare di rifiuti, e mentre stavamo avviando un dialogo costruttivo sono spuntate alcune schegge impazzite all’interno della Regione contro il Comune e il sindaco». Il riferimento è al segretario provinciale dei democratici Carmelo Miceli, al capogruppo all’Ars Alice Anselmo e al presidente regionale Giuseppe Bruno.
Anselmo, sempre ieri, ha sostenuto che «l’assessorato regionale ha chiesto più volte alla Rap la disponibilità ad accogliere i rifiuti anche degli altri comuni dell’area metropolitana, senza però ricevere alcuna risposta». «Strano, sei mesi fa siamo stati criticati – replica Lapiana – quando, con un atto di altruismo, abbiamo aperto la discarica agli altri comuni passando da 700 a 1.350 tonnellate al giorno». Il presidente Marino prova a ridimensionare anche il ruolo dell’impianto di Trattamento Meccanico Biologico, che serve a trattare separatamente l’organico dalla parte solida evitando di sovraccaricare le vasche. Senza quell’impianto, obbligatorio per legge, Bellolampo potrebbe rischiare la chiusura causando il collasso dell’intero sistema regionale. La discarica finora è andata avanti in deroga alla legge grazie a tre ordinanze sindacali. Deroghe che adesso non sono più possibili. «Il Tmb entrerà in funzione il 28 gennaio ma anche in quel caso la sesta vasca servirà comunque – sostiene Marino -, perché l’80 per cento dei rifiuti che passerà da quell’impianto finirà in discarica. Al limite il Tmb renderà il percolato meno pesante», ma, in sostanza, non basterà certo a rendere Bellolampo una discarica all’avanguardia.
L’emergenza è scongiurata, dunque? Per Marino e Lapiana la risposta è «sì». Il sindaco emanerà una quarta ordinanza con scadenza a giugno che prevede – è questa la vera novità – il passaggio di una quantità crescente di spazzatura dal Tmb. A conti fatti, per una decina di giorni (tra la scadenza, giorno 15, dell’ordinanza in vigore e l’effettiva accensione del macchinario) l’immondizia finirà in discarica senza essere trattata. Sempre che Palazzo d’Orleans dia il suo benestare. «I rifiuti potrebbero entrare nel Tmb già oggi – sostiene l’ingegnere -. Manca soltanto la formazione del personale ai sistemi di sicurezza, perché quella per la gestione è stata ultimata. Se la Regione ritiene che l’ordinanza non sia legittima poteva organizzare una riunione tecnica». «Mi piacerebbe sapere quante discariche regionali hanno un Tmb funzionante», è il commento lapidario del delegato all’Ambiente.
Il presidente della partecipata erede dell’Amia respinge al mittente anche le critiche sui ritardi nell’avvio del Tmb: «Partiremo tra qualche giorno ma va detto che le decisioni della Regione ci sono cadute dall’alto. Per un impianto così complesso sarebbe stato utile coinvolgere per sei mesi l’impresa costruttrice per formare il personale, ma la Regione non l’ha voluto fare e l’impresa ha fatto la consegna in anticipo ed è scappata. Ci siamo occupati noi di tutto – continua Marino -: predisporre gli uffici per il personale (un laboratorio e alcuni prefabbricati, nda), attivare le utenze telefoniche, idriche ed elettriche e gli impianti antincendio e perfino effettuare il collaudo tecnico-amministrativo».
Altro nodo del contendere sono i mezzi: «L’impianto è stato progettato con un impatto ambientale basso ma non è molto alto e prima abbiamo dovuto acquistare i mezzi adatti – spiega Marino -. Le prime due gare sono andate deserte e siamo passati alla procedura negoziata». Si tratta di una pala gommata, un biotrituratore, cassoni scarrabili e cassonetti. Resta, infine, il problema delle vasche. Quelle esaurite, in tutto cinque, sono di proprietà della curatela fallimentare dell’Amia, come ha stabilito una recente sentenza della Cassazione che ha accolto un ricorso dell’azienda di piazzetta Cairoli. La Procura però deve decidere a chi affidare la gestione. «Una decisione che aspettiamo da due anni, perché non è compito nostro e non abbiamo neppure i soldi – specifica Marino -. Il percolato? Abbiamo scartato il vecchio progetto, non realizzabile giuridicamente ed economicamente». La sesta vasca invece è del Comune ma viene gestita dalla Rap.
«Le polemiche di queste ultime settimane tra i diversi esponenti della politica comunale e regionale sul mancato avvio dell’impianto di trattamento meccanizzato biologico di Bellolampo, sembrano avere il sapore di una contrapposizione di carattere squisitamente politico-elettorale che non produce alcun valore aggiunto per cittadini e lavoratori». E’ questa la posizione della Fit Cisl sulla vicenda, per bocca del segretario regionale Dionisio Giordano. «In una terra quasi del tutto priva di impianti nel ciclo integrato dei rifiuti – aggiunge il sindacalista -, le istituzioni, a tutti i livelli, perdono tempo ad addossarsi reciprocamente le responsabilità del ritardato avvio dell’impianto di Bellolampo, anziché condividere proficuamente le giuste soluzioni per il raggiungimento di un risultato che non serve certamente solo alla città di Palermo ma a tutta l’isola».
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