Due imprenditori palermitani sono finiti agli arresti domiciliari, i loro beni (per un valore di circa 650mila euro) e l’intero capitale sociale di tre società (per circa un milione e 700mila euro) sono stati sequestrati. I destinatari del provvedimento eseguito questa mattina dalle fiamme gialle del comando provinciale di Palermo sono i fratelli Vincenzo e Liborio Abbate (rispettivamente classe 1971 e 1967).
Agli imprenditori, attivi nel settore delle pulizie generali di edifici, vengono contestati i reati di bancarotta fraudolenta, omesso versamento di
Iva e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Le indagini svolte dagli investigatori hanno permesso di svelare un complesso e articolato sistema di società, pensato e realizzato da un’unica
regia riconducibile agli indagati, nell’ambito del quale le persone giuridiche coinvolte erano
una la continuazione aziendale dell’altra, con analogo oggetto sociale, soci e coincidenza
di sedi operative e asset aziendali.
Gli indagati, secondo uno schema illecito reiterato nel tempo, hanno svuotato e poi messo
in stato di insolvenza l’impresa originaria, sorta nel 1986. Per farlo avrebbero creato una rete
di società, formalmente controllate dalla prima e soggette a una direzione unitaria da
parte dei fratelli imprenditori, alle quali sono stati ceduti beni societari e rami d’azienda.
È coinvolta nelle indagini – anche se non colpita dal provvedimento cautelare di oggi – anche la madre degli imprenditori, M.C. (classe 1943), che dal 2016 era stata posta formalmente a capo
della società poi fallita.
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