Bambini autistici, dall’amarezza al sorriso

“Mio figlio? Alla fine, paradossalmente, è fortunato. E sa perché? Perché nella sua famiglia si parla di autismo. Noi, a casa, abbiamo affrontato il problema subito. Senza perdere tempo. Sa, in questa patologia è importante la diagnosi precoce. Intervenendo in tempi brevi si fanno miracoli”.
Ivana Calabrese è nata a Palermo. Ha trentanove anni. Agronomo e mamma. Già, mamma di un bambino autistico. Ma non si è mai scoraggiata. Anzi. Ha reagito e reagisce. Lei, ormai, di questa patologia conosce quasi tutto. Ci racconta del suo bambino, che oggi ha otto anni. Della scoperta amara. Dei primi giorni. Della volontà – e ne ha da vendere – che ha messo in campo per aggredire la patologia di suo figlio. E dei risultati.
Spiega: “Non tutti i bambini autistici, per quella che è la mia esperienza, parlano. All’inizio sembrano sordomuti. Ma non è così. Scontano principalmente problemi di comunicazione e interazione sociale. Bisogna trovare un modo di comunicare con loro. Bisogna stargli vicino. Aiutarli”.
Ivana ci racconta della vita di tutti i giorni. A casa, tra la gente. A tavola e a letto. Dice: “Mangiano spesso troppo o troppo poco. Non amano la pluralità dei cibi. Preferiscono poche cose. Dormire, per loro, può essere un problema. Spesso manifestano disturbi durante il sonno”.
In questa sua battaglia non è sola. Attorno alla storia del suo figlioletto ha costruito, come dire?, un’avventura sociale. Ivana, insieme con altre mamme, ha dato vita all’Associazione ‘Aurora onlus’. L’Associazione opera in provincia di Palermo. Si occupa di una ventina di bambini autistici.
“Un’esperienza importante – ci dice Ivana -. Che vogliamo fare crescere. Perché il problema, a Palermo e in provincia, è molto più vasto di quanto sembri. Se consideriamo la città e tutta la provincia i bambini autistici potrebbero raggiungere il migliaio”.
L’Associazione ‘Aurora onlus’ è iscritta all’Albo regionale della solidarietà familiare. Ma dal pubblico, in questo settore, c’è da aspettarsi poco o nulla. Palermo, soprattutto, negli ultimi anni, sul fronte della solidarietà sociale, è andata indietro. La città più “cool” d’Italia, per definizione, non si occupa dei deboli. Tant’è vero che la spesa sociale è stata azzerata (a parte, ovviamente, le clientele che vengono pagate con i debiti fuori bilancio ad associazioni non convenzionate con il Comune: ma questa è un’altra storia).
Nemmeno dalla Asp 6 di Palermo c’è da aspettarsi molto. Se c’è da anticipare un po’ di soldi – magari 50 milioni di euro, o giù di lì – a una struttura sanitaria privata ‘calata’ in Sicilia per ‘colonizzare’ la sanità, all’Asp si fanno in quattro. Un’esagerazione? Non esattamente. Più che altro, la realtà dei fatti, se è vero che la Asp 6 ha anticipato quasi 50 milioni di euro al San Raffaele di Cefalù di don Verzè, il sacerdote passato a miglior vita la scorsa settimana. Soldi che chissà quando rientreranno nelle ‘casse’ della Regione (ammesso che rientrino, se è vero che, guarda caso, è già insorto un contenzioso: sceneggiate che, in Sicilia, di solito, si concludono con esborsi per le ‘casse’ pubbliche). Quando invece c’è da sostenere chi lavora per i più deboli il ritornello è sempre lo stesso: non ci sono soldi.
Inutile chiedere che cosa fa l’Asp 6 di Palermo a Ivana Calabrese. Se le poniamo questa domanda scuote la testa. L’unica cosa che ci dice è che l’associazione, in questi anni, non è rimasta ad aspettare la manna che cade dal cielo. Per raccogliere fondi non sono mancate – e non mancano – le cene, i concerti e altre piccole manifestazioni. E non manca, soprattutto, la voglia di utilizzare ciò che le amministrazioni pubbliche – non regionali – offrono. L’associazione ha avuto assegnato due beni confiscati alla mafia: un villino con un po’ di terreno a Monreale e un fazzoletto di terra a Partinico.
“Nel villino di Monreale – ci spiega Ivana – abbiamo già organizzato un centro di terapia. E’ lì che, in estate, portiamo i nostri ragazzi. A Partinico, invece, abbiamo a disposizione un ettaro di vigneto. Un’occasione per iniziare i ragazzi al mondo dell’agricoltura”.
Assegnazione che è caduta a pennello, dal momento che – come abbiamo scritto all’inizio – Ivana è agronomo. “Eh sì – dice – i ragazzi in campagna si divertono un mondo. E imparano tante cose. L’anno scorso, per esempio, si sono cimentati nella prima vendemmia. E’ stata una bellissima esperienza. Un esempio di agricoltura sociale che intendiamo riproporre e, possibilmente, estendere ad altri bambini autistici”.
L’associazione sta portando avanti un progetto che dovrebbe partire proprio in questi giorni. Due incontri settimanali nella piscina olimpica di Palermo. Nuoto e giochi acquatici. “Con la speranza – ci dice ancora Ivana regalandoci un sorriso – di coinvolgere altri bambini”.

 

Giulio Ambrosetti

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