La bambina trovata morta ieri in un’auto nella zona romana della Cecchignola è l’undicesima vittima in 25 anni della cosiddetta Forgotten baby syndrome, la sindrome del bambino dimenticato. Il primo caso risale a luglio 1998 a Catania, con la morte di Andrea, 2 anni. Altri episodi a Merate (Lecco), Teramo, Passignano sul Trasimeno (Perugia), Piacenza, Vicenza, Firenze, Arezzo, Pisa, San Piero a Grado (Pisa) e ancora Catania, nel settembre del 2019. In quest’ultimo caso il fascicolo sul padre, accusato di omicidio colposo, è stato archiviato, così come richiesto dalla stessa procura etnea. Il corpo del bambino senza vita era stato scoperto dopo una chiamata della moglie, recatasi all’asilo per andare a prendere il figlio, senza però trovarlo.
Tragedie come questa non dovrebbero più accadere da quando, nel novembre 2019, è entrata in vigore in Italia la legge 157, ribattezzata dai media legge salvabebè che ha fissato al 6 marzo 2020 l’obbligo per i conducenti dei veicoli che trasportano bambini di età inferiore a 4 anni di dotarsi di appositi seggiolini antiabbandono, rispondenti a precise caratteristiche tecniche definite dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: l’utilizzo di dispositivi non conformi o non funzionanti è vietato dal codice della strada, che prevede l’applicazione di una sanzione pecuniaria e un taglio di 5 punti per la patente. Secondo alcune stime dal 2008 a oggi nel mondo hanno perso la vita in auto più di mille bambini.
Il funzionamento del seggiolino antiabbandono è decisamente semplice. Un dispositivo elettronico dotato di sensore antiabbandono viene installato sul seggiolino auto, e questo dispositivo emette un segnale collegato allo smartphone dell’automobilista, se si lascia il veicolo con bimbo a bordo.
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