Ballottaggi, Europee, rottura con Pogliese: parla Micciché «Noi confusi? In Sicilia la Forza Italia più forte del Paese»

I risultati delle Amministrative, ma non solo. Dai rapporti con Salvini, alle dinamiche interne al governo regionale. Per passare, infine, alle tensioni in casa forzista. A meno di due anni dal ritorno alla guida dei berluscones in Sicilia, Gianfranco Micciché fa il punto sulla situazione politica e rilancia: «Il mio sarebbe un partito confuso? Ci possiamo sentire dopo le elezioni e commentiamo il risultato?»

Presidente Micciché, che ne pensa del risultato dei ballottaggi?
«Il dato dei ballottaggi è sempre difficile da leggere politicamente, sono situazioni in cui vengono favorite le persone, più che i partiti».

Però lei ha dichiarato che a Caltanissetta il vostro candidato era migliore del sindaco eletto.
«A Caltanissetta è successa una cosa particolare, perché il sindaco è stato eletto anche coi voti della Lega. Vede, la Lega ormai ha preso questo verso: se il candidato è il loro, allora il centrodestra si può fare, se è di un altro partito, no. A Caltanissetta se ne sono andati coi Cinquestelle e poi puntano il dito contro il laboratorio del polo moderato».

A proposito, come si evolverà questo progetto?
«È la storia che lo chiede, non deve essere Micciché a farlo. Io sono assolutamente convinto che il centrodestra a trazione leghista non può esistere, poteva esistere a trazione Forza Italia, non così». 

Cosa la convince meno?
«Questi qui sono estremisti veri, anche violenti in alcune occasioni, se vogliamo. Se Salvini fosse una persona tranquilla, si potrebbe anche pensare. Ma siccome Salvini si è montato la testa, bisogna fare qualcosa. Questa è una malattia, è evidente che c’è un problema. Il troppo successo o ce l’ha gente che è attrezzata, tipo Berlusconi, altrimenti dà alla testa, come quando non sei abituato a bere vino».

Per usare la sua stessa metafora, chi vede invece come buon bevitore, capace di gestire il successo senza ubriacarsi?
«Io questo non lo so. So come ci si confronta di fronte a un bevitore attrezzato, che ha avuto tante cose di successo, per cui non si ubriaca. Berlusconi è stato il primo grande imprenditore italiano, poi c’è stato il successo di Canale 5, c’è stato il Milan, è stata una vita segnata da tanti successi, per cui quando è arrivato in politica non ha perso la testa. La verità rimane questa: queste invece sono persone che hanno perso la testa».

Tornando alle dinamiche siciliane, lei è di ritorno da Ambelia, giusto?
«Sì, Ambelia è stata veramente una bella esperienza, ho mandato un sms a Musumeci quando sono andato via, sono rimasto davvero colpito. Non soltanto per la Fiera del Cavallo, ma per l’opera di riqualificazione, che deve essere un vanto non solo per la sua Catania, ma per la Sicilia intera, perché è la prova che quando si decide di fare il bene, si fa».

Da dove rilanciare l’azione di questa maggioranza, che negli ultimi mesi di certo non ha brillato?
«Non c’è motivo che si passi a nessun’altra maggioranza».

Più volte si è letta sui giornali l’ipotesi di un ingresso in giunta della Lega, dopo le Europee.
«La Lega ha un solo deputato al momento. Se vogliono un assessore o no lo sapranno loro e ne discuteranno col presidente. Il responso delle regionali ha dato a questa terra un governo che a noi piace molto così. La composizione di governo, per quanto mi riguarda, va benissimo così com’è».

Intanto però lei si trova anche a governare un partito che è un po’ confuso, tra pezzi (fuoriusciti) che sostengono la Lega e altri che hanno parenti candidati in Fratelli d’Italia.
«Come ha detto? Confuso? Ci possiamo sentire dopo le elezioni e commentiamo il risultato? Qui in Sicilia abbiamo la Forza Italia più forte che c’è nel Paese. Un anno e mezzo fa, quando mi è stata assegnata questa grande responsabilità, Forza Italia veniva da una tornata di amministrative in 40 Comuni e non prese un solo consigliere comunale. Oggi io credo che la situazione sia molto diversa, i deputati sono tutti amici tra di loro e mi hanno chiesto loro la candidatura di Milazzo. C’è un partito che funziona, che ha una sua anima e una organizzazione in quasi tutti i Comuni».

Però c’è anche il fratello di una deputata candidato con Giorgia Meloni.
«Cannata? Se pur di candidarsi si candida in Fratelli d’Italia io non posso farci nulla».

E poi ci sono i catanesi.
«Quella è stata una vicenda differente».

Pensa che ci siano i margini per ricucire?
«Non ne ho idea. Io personalmente non ho rotto con nessuno. Pogliese ha fatto una richiesta che non era possibile portare avanti: Romano da una parte, La Via dall’altra. Forza Italia in Sicilia non poteva non avere un suo candidato nell’anno del ritorno di Berlusconi. Quella dell’area catanese è una bufala, Catanoso era già candidato, glielo avevo proposto io, poi abbiamo chiesto una donna e ce l’hanno rifiutata. Stanno costruendo un film che non è stato girato. Diciamo che hanno trovato una buona scusa per andarsene».

Miriam Di Peri

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